«L’emergenza sanitaria in Puglia si combatte certamente non chiudendo 8 ospedali e rinunciando a 1000 posti letto.» Lo dichiara il consigliere regionale Cosimo Borraccino, Presidente della II Commissione (Affari Generali e Personale) Regione Puglia.
«Si può fare a meno di 330 posti letto a Lecce, 290 a Brindisi e 380 a Lecce? chiede l’esponente ionico di Sinistra Italiana. Secondo noi NO.
Serve invece intervenire sulla mobilità passiva e limare i finanziamenti alla sanità privata.
Queste due operazioni, come da tempo dettagliatamente spiegato, farebbero risparmiare oltre 90 milioni di euro.
Scendendo nello specifico del piano – prosegue Borraccino, a sommi capi, nella provincia barese si mortifica il nosocomio di Molfetta, si elimina la Neurochirurgia pubblica al “Di Venere” di Bari per spostare quei posti letto a strutture private accreditate; si chiude Triggiano, strategico nella cinta della città capoluogo e chiude pure Terlizzi.
Nella BAT martirizzata, poiché ha la percentuale in assoluto più bassa nel rapporto posti letto per mille abitanti (parliamo di 1,72 rispetto al 2,75 regionale) si chiudono Trani e Canosa.
A Brindisi si chiudono tre ospedali: Mesagne, San Pietro Vernotico e Fasano.
A Lecce si mortifica Casarano declassandolo a ospedale di base, mentre sarebbe bastato inserire posti letto per oculistica e otorino e sarebbe già stato ospedale di primo livello oltre a depotenziare Copertino.
A Taranto si chiude Grottaglie e se il “San Marco” perderá la qualifica di ospedale, salteranno tutti gli equilibri del sistema ospedaliero della provincia jonica.
Questa decisione di fatto consegnerà l’impossibilità a liberare posti letto al “ Moscati “di Taranto, che si avvia alla trasformazione in Polo oncologico, per mancanza di spazi idonei per la realizzazione di reparti previsti nei piani di riordino da oltre 20 anni (gli stessi previsti oggi).
Inoltre ci sarebbe l’interruzione dei percorsi d’integrazione col territorio, perché i 50 posti letto della Medicina non possono sostituire i 110 posti di area medica previsti. Senza Grottaglie il SS Annunziata diventa un “cul de sac”, senza parlare della criticità del Pronto Soccorso che sta scoppiando proprio a causa della contestuale chiusura dei Pronto Soccorso di “ Moscati” e “ S. Marco” di Grottaglie.
Infine si chiudono o si declassano i Pronto Soccorso e i Punti di Primo Intervento, rendendo sempre più lunghi i tempi di attesa dei pazienti nei Pronto Soccorso.
Capitolo a parte, ma sicuramente centrale, il discorso del personale sanitario. In Puglia di fatto mancano 5500 dipendenti nella sanità ma ancora non si decide di coprire quei posti vacanti aprendo una vertenza seria col governo per chiedere l’autorizzazione per le giuste assunzioni.
Realmente si rischia che il Piano di riordino ospedaliero sia una “muina borbonica” priva di nuovi servizi attesi che con i nuovi tagli, con la mancata realizzazione dei reparti sarà un danno alla salute, al lavoro e al reddito.
Tutto ciò è anche tra le cause principali della migrazione passiva, quella mobilità passiva che pesa sul bilancio per 250milioni euro.
Continuiamo ancora a chiedere a viva voce ad Emiliano il ritiro del Piano – conclude Borraccino – e gli chiediamo di aprire una fase di condivisione con territori, sindacati, medici, volontariato e ordini professionali, perché siamo convinti che il presidente/assessore sarà costretto dalla forza dei fatti a convenire con noi sul fatto che il Piano approvato dalla sua Giunta è sbagliato e inapplicabile.
Sinistra Italiana conta sulla sua onestà intellettuale: in fin dei conti riconoscere un errore di metodo e di merito è meglio che andare a sbattere.
A noi non interessa aver ragione ma garantire un buon Sistema Sanitario nella nostra regione.
Per questo continuiamo questa battaglia!»