«All’indomani della inspiegabile esclusione dalla manovra finanziaria dell’emendamento n. 70 che avrebbe consentito alla Regione Puglia di spendere 50 milioni di euro per la sanità a Taranto, anche attraverso il finanziamento di strutture sanitarie per aiutare i piccoli pazienti colpiti dall’inquinamento ambientale causato dell’Ilva, cresce l’indignazione, lo sdegno e lo sconcerto di una intera comunità territoriale che, ancora una volta, vede calpestati i propri diritti ed interessi.» Lo dichiarano in una nota congiunta Simona Scarpati e Tullio Mancino, coordinatori provinciali del “La Puglia in più”.
« Sottrarre risorse destinate alla sanità – affermano la Scarpati e Mancino, in un territorio fortemente devastato dall’inquinamento, quale è il nostro, funestato da una altissima percentuale di casi tumorali, come emerso dall’ultimo studio epidemiologico, è uno schiaffo nei confronti delle famiglie tarantine e della intera regione Puglia. Mentre si cercano soluzioni per una riconversione in chiave sostenibile dell’ilva, si tagliano importanti risorse utili a venire incontro alle tante esigenze di un territorio già compromesso da un servizio sanitario che non riesce a far fronte alle richieste degli utenti, garantendo tempistiche adeguate e spesso erogando servizi del tutto insufficienti. Per questi motivi, l’intero coordinamento provinciale di Taranto del Movimento La Puglia in più ha investito del problema il suo Presidente, Sen. Dario Stefano, contando sulla sua piena disponibilità riguardo alla sua soluzione.
La Puglia in più, affermano i due coordinatori provinciali, chiede a gran voce che il Governo chiarisca quanto prima quali sono le ragioni di tale inspiegabile esclusione e soprattutto garantisca per la intera provincia di Taranto e la sua comunità territoriale un effettivo e concreto intervento a supporto della grave emergenza ambientale e sanitaria.
La salute dei tarantini e dei bambini in particolare, non può in alcun modo essere oggetto di bieche strumentalizzazioni politiche, atte a coprire la più totale inadeguatezza del sistema sanitario pugliese.»