«“La priorità è rimettere questa fabbrica in sicurezza sia per chi ci lavora, sia per i tarantini, una fabbrica oggettivamente trascurata e pericolosa. Solo rispettando le regole, rispetteremo i cittadini, e solo così l’economia rifiorirà. Sono tutte frasi pronunciate ieri dal Governatore Emiliano e sfido chiunque a non condividerle» Lo afferma il consigliere regionale dei CoR, Renato Perrini, commentando il “braccio di ferro” tra Emiliano e Renzi sul futuro dell’Ilva di Taranto.
«Le sue parole – prosegue Perrini – seguono un ragionamento logico che chiunque apprezzerebbe. Non credo che si possa contestare il bisogno di riconvertire una fabbrica che, visto anche l’ultimo incidente mortale, ha un urgente bisogno di essere totalmente riformata.
Ma nella grande vertenza Taranto, che include il futuro della siderurgia, non basta parlare alla pancia della gente, usando dichiarazioni forti come “fermiamo le macchine”. Al suo stesso popolo di sinistra, Emiliano dovrebbe avere l’onestà di dire che le sue idee non potranno mai avere un seguito perché incastrate nel continuo braccio di ferro con il Premier Renzi, che non condivide affatto le sue posizioni. Ecco, questo sarebbe corretto dire ai suoi elettori, e non passare per chi vorrebbe non può, vorrebbe portare avanti a suo modo la causa Taranto, ma purtroppo da Roma non glielo permettono.
Il Governatore di Puglia – aggiunge il conigliere regionale dei CoR – ieri ha dichiarato durante il suo tour tarantino, che continuerà a restare nel Pd, e che dall’interno andrà avanti con la sua battaglia, affinché siano gli altri a cambiare idea. Ma se le vicende sanitarie ed anche economiche e industriali del capoluogo jonico, sono davvero così care ad Emiliano, se davvero questa è una delle battaglie principali del suo mandato, perché indugia ancora?
Uscendo dal Partito Democratico, un partito nel quale oggi non trova nessuna sponda, acquisterebbe una credibilità autentica, e non viziata dal pregiudizio diffuso che stia cavalcando la causa Taranto per riconquistare il suo bacino di consenso politico ed elettorale.»