“A quasi quattro anni di distanza dalla tromba d’aria che sconvolse lo stabilimento tarantino dell’Ilva, causando gravi danni agli impianti produttivi, a partire dal crollo del camino delle batterie 1 e 2, nonché numerosi feriti, fanno raggelare il sangue le recentissime testimonianze fotografiche relative all’Afo/2, che evidenziano grosse crepe, lesioni, rigonfiamenti alle strutture.” Lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.
“Segnali che – per la parlamentare ionica – devono mettere in allarme i vertici aziendali, secondo i quali invece non ci sono problemi di stabilità dell’impianto e di sicurezza per i lavoratori, e questo ancor prima di attuare le verifiche, che saranno eseguite da una società esterna. Una dichiarazione-rassicurazione che stride, perché non ancora avvalorata da dati certi. La storia di Ilva, i numerosi incidenti avvenuti anche negli ultimi anni, dovrebbero insegnare qualcosa e spingere alla massima cautela.
La superficialità, le bugie, una gestione sconsiderata, hanno reso Ilva, nel corso di lunghi decenni, il primo male di Taranto. Ora, con l’ennesimo salvataggio in corso, anche grazie a risorse pubbliche, il governo ha il dovere di vederci chiaro, di mettere al primo posto la sicurezza di migliaia di addetti che ogni giorni varcano quei cancelli, anche se l’unica scelta veramente responsabile sarebbe quella della chiusura dello stabilimento, attuando un piano generale di riconversione dell’economia tarantina”.