Per i vignaioli il tempo dell’attesa è finito: il colore e il profumo dei grappoli non mentono. La raccolta dà inizio ad un rito millenario, fatto di speranze, tradizione, lavoro, cura dei particolari e risultati. Negli occhi dei produttori tarantini c’è ancora il 2015 con un agosto ingeneroso (ma da record per l’Italia) e, soprattutto, l’annus horribilis 2014: insomma, nulla è scontato. Eppure nell’aria si fiuta già un sentore d’ottimismo. Gianfranco Fino, pluripremiato produttore di Primitivo, non ha dubbi: «Se non piove adesso, grazie a questo ottimo clima d’agosto e alla tramontana che aiuta a tenere i grappoli asciutti, mi aspetto una grandissima annata».
La previsione molto positiva, fatta con un bel sorriso stampato in faccia e le dita incrociate, scioglie la tensione del primo taglio: «Abbiamo trovato uve sanissime – conferma Fino – e non abbiamo dovuto fare selezione tra i grappoli: sono tutti lì in cassetta, bellissimi da vedere. Grazie ad una maturazione graduale, perfetta per il lavoro del vignaiolo che deve trasformare uve in vino, riusciremo a far “nascere” un ottimo vino: del resto, la vendemmia è ogni volta come affrontare un vero e proprio parto».
Le incertezze dell’inverno poco piovoso, le piogge arrivate in ritardo in primavera sono ormai alle spalle, spazzate via da un clima asciutto e senza picchi di calore. La vendemmia, allora, è partita con i migliori auspici: «Abbiamo cominciato con la base spumante per il nostro Rosè da Negroamaro – spiega Fino – e abbiamo fatto il primo taglio del Primitivo. Ora ci siamo fermati un paio di giorni per aspettare una migliore maturazione, stiamo procedendo con la valutazione sensoriale delle bacche nelle nostre vigne tra Sava e Manduria».
Un lavoro impegnativo che porta il vignaiolo a “studiare” le sue vigne, vecchie di 50 e sino a 90 anni, come in una grande partita a scacchi: «Abbiamo vigne dislocate in dieci particelle diverse ed è il motivo per cui facciamo una vinificazione parcellare. Il Primitivo ha una buccia sottile e delicata, va curato con molta attenzione e poi tocca alla bravura del vignaiolo tirarne fuori il meglio. Il segreto sta nel produrre bene vini ad alta gradazione ma con un grande equilibrio, come dicono i francesi: per questo il Primitivo ammalia tutti, per il corpo, la struttura, la tannicità, la finezza e l’eleganza».
Un vino eccellente – sottolinea Gianfranco Fino – «capace di sedersi, finalmente, alla tavola dei grandi». E di conquistare palati e papille in tutto il mondo: nei mercati di nicchia e in quelli di massa, come la grande distribuzione organizzata. «La Puglia – dice Fino – sta tirando tantissimo dal punto di vista turistico. Per questo chi viene da noi scopre i nostri vini e poi ne va alla ricerca. Magari al primo approccio prova un vino di fascia media o bassa, poi passa anche a quelli con un prezzo decisamente più alto: l’importante è che siano buoni vini. Ed è la forza del Primitivo, il riuscire a conservare un buon rapporto qualità/prezzo e poter contare anche su chi, come me, fa 20 quintali di uva per ettaro e un vino diverso anche per costo». Un “gioiello” apprezzato in oltre 30 Paesi, in particolare Stati Uniti, Giappone e Nord Europa, ai quali Fino ha appena aggiunto altre due importanti bandierine: Cina e Sud Africa.
E’ la punta avanzata di un movimento che sta crescendo in modo costante. Nel 2013 il Primitivo di Manduria, con oltre 2300 ettari coltivati, ha toccato il livello record di 131mila ettolitri prodotti, entrando tra le migliori 15 Doc rosse italiane. «Dopo tanti anni di sacrifici e lavoro – rimarca Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto – i frutti stanno arrivando e sono straordinari. Il nostro Primitivo, grazie ai tanti produttori e vinificatori di una Doc che abbraccia sedici comuni del Tarantino e tre del Brindisino, ha conquistato fette di mercato importanti e ha ancora margini di manovra per ritagliarsi altri spazi, in volume e in valore». Come nel caso della grande distribuzione organizzata, in cui proprio Primitivo e Negroamaro, tra i vini “emergenti”, hanno segnato nel 2015 percentuali di crescita interessanti nel segmento delle bottiglie da 75 cl: il primo con un più 8,6 per cento e il secondo con più 13, per un totale di 4,7 milioni di litri venduti e un controvalore di oltre 21 milioni di euro (fonte IRI per Vinitaly 2016).
«Con l’annata 2016 che si preannuncia ottima – conclude Lazzàro – si può fare ancora meglio: il Primitivo di Manduria ha un grande futuro davanti».