L’11 agosto si celebra il ricordo di Santa Chiara d’Assisi, che nasce dalla nobile famiglia degli Offreducci nel 1194, figlia di Favarone e Ortolana. Appena nata fu battezzata nella Chiesa Cattedrale di San Rufino, non molto distante dalla sua abitazione. Così crebbe fortificando la sua fede fino a che non rimase ammaliata dalla predicazione e dall’esempio di un altro santo della sua città: Francesco.
Aveva ancora dodici anni quando Francesco compì il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre nella pubblica piazza di Assisi davanti al vescovo; Chiara sapeva nel cuore che lo avrebbe seguito. Fu così che sette anni dopo, accompagnata di nascosto dall’amica Pacifica di Guelfuccio, la notte del 18 marzo 1212, Domenica delle Palme, si recò di nascosto alla Porziuncola per consacrarsi al Signore. Lì la attendevano i frati e Francesco il quale le tagliò i capelli e le consegnò il saio. Dopo un primo periodo presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra si trasferì nella Chiesetta di San Damiano la quale si trova, ancora oggi, poco fuori Assisi e che subito diventò la casa madre per le sorelle che vollero seguirla.
Qui visse per quarantadue anni sperimentando la grazia di veder nascere sempre nuove vocazioni. Tra le tante possiamo notare la consacrazione della madre di Chiara, Ortolana, e delle sue sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco consegnò all’ordine delle claustrali la prima Regola e Chiara fu nominata badessa.
Durante questi anni chiese con le consorelle a Gregorio IX di poter godere del “privilegio della povertà” con il quale potessero rinunciare a qualsiasi tipo di possedimento e il Papa approvò. Al 1243 risale inoltre il prodigioso evento con cui scaccio l’incursione saracena che tentava di assaltare la città e il monastero. Con coraggio Chiara si affacciò dalle mura con in mano l’ostensorio contente il Santissimo Sacramento e le milizie furono prodigiosamente messe in fuga. Nel 1252 il Cardinale Rainaldo approvava la Regola redatta dalla santa e il Papa Innocenzo IV in persona si recò da Chiara nel 1253 per consegnare la bolla di conferma con la quale ribadiva ancora il “privilegio della povertà”.
Il giorno dopo la visita del Papa, l’11 agosto, Chiara lasciò la vita terrena per congiungersi al suo Sposo celeste tanto atteso. Innocenzo IV, piuttosto che cantare l’Ufficio dei defunti, volle pregare con quello festivo delle vergini a testimonianza della certa santità di vita di Chiara. Infine, nel 1255, Alessandro IV la proclamò santa per la Chiesa universale.
Le sorelle clarisse sono presenti a Grottaglie da oltre quattro secoli vivendo a stretto contatto con la popolazione locale, anche se la vita di clausura potrebbe far pensare il contrario. Nel 1587 il padre Gerolamo Sanarica fondò, non distante dalla Chiesa Collegiata (meglio nota come Chiesa Madre), il monastero delle suore di Santa Chiara, nel quale le consorelle abitano dal 1591. Esso si presenta ora con la Chiesa ed il parlatorio accessibili a tutti e poi con l’abitazione delle suore e il giardino interno. Da allora le Clarisse sono, assieme alle carmelitane di Taranto, come “i polmoni” o come ebbe a dire mons. Bernardi “i parafulmini” dell’Arcidiocesi tarentina.
Esse infatti assicurano a tutti la preghiera, elemento essenziale senza la quale la vita del cristiano non potrebbe reggersi. Le sorelle Clarisse sono ancor più legate al territorio grottagliese non solo per la presenza o per il noto confezionamento delle ostie, ma anche per il legame con le chiese parrocchiali del territorio. Infatti esse appartengono alla Chiesa Madre nella quale le neo-professe si consacrano al Signore, ma anche a quella del Carmine alla cui confraternita sono iscritte tutte le claustrali per antica tradizione.
Non è casuale che ogni anno la statua della Madonna del Carmine durante la processione sosti all’interno della Chiesa del Convento per il canto dell’inno e che, in tempi non molto lontani, ci fosse ancora l’usanza di allestire lì l’altare della reposizione per la sosta dei “bubbli bubbli” il Giovedì Santo. Inoltre, sono molti i grottagliesi che frequentano la Messa mattutina delle 7.30 o che fanno visita alle suore magari per qualche consiglio spirituale o per dei periodi di ritiro e preghiera.
Per dire un’ultima parola su Santa Chiara mi preme citare alcuni passi della terza lettera che scrisse ad Agnese di Boemia. Così meravigliosamente scrive: “Godi dunque sempre nel Signore anche tu, carissima, né ti inviluppino l’amarezza e la nebbia, o dilettissima signora in Cristo, gaudio degli angeli e corona delle sorelle; fissa la tua mente nello specchio dell’eternità, fissa la tua anima nello splendore della gloria, fissa il tuo cuore nella effigie della divina sostanza e attraverso la contemplazione trasforma tutta te stessa nell’immagine della sua divinità, per sperimentare anche tu ciò che provano gli amici gustando la nascosta dolcezza, che Dio stesso ha riservato fin dall’inizio ai suoi amanti”.
Ecco dunque che Chiara invita alla cosa più alta e più dolce: fissare gli occhi nello specchio dell’eternità, cioè in Cristo, per essere in Lui trasformata. In questa contemplazione Dio riserva ai suoi amanti la dolce presenza di Sé e la consolazione è grande infatti continua: “Ora è chiaro che, per grazia di Dio, la più degna di tutte le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli, con le altre creature, non possono contenere il Creatore e solo l’anima fedele è sua dimora e suo seggio, e ciò soltanto grazie alla carità di cui mancano gli empi, come dice la Verità: Chi ama me sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
In altre parole Chiara ha compreso il mistero di Dio Altissimo e lo addita all’amica perché non c’è meraviglia più grande in Lui il quale non può essere contenuto nemmeno dall’universo intero eppure può prendere dimora nel cuore dell’uomo.
Da queste parole e dall’esempio di vita che ci ha lasciato possiamo comprendere come anche Chiara, alla stregua di tutti i santi, sia stata esegesi vivente del Vangelo. Lei, infatti, non solo ha vissuto e testimoniato l’amore per Cristo suo unico Sposo, ma a tutti mostra che “Il Signore è vicino” (Fil 4,5) e che proprio perché ci si affida completamente a Lui “la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4,7).