In tempi di disoccupazione la notizia fa scalpore: in provincia di Taranto ci sono oltre 2.000 posti di lavoro destinati ex lege a invalidi e disabili, un “tesoretto” non intaccato da spending review o norme sul dissesto, ma nessuno se ne è accorto, o meglio, gran parte delle amministrazioni ed enti pubblici, nonché delle aziende private, sembra che non vogliano adempiere a questo loro preciso obbligo di legge…
È uno dei dati scaturiti dalla lectio magistralis che il senatore professore Giovanni Battafarano, segretario generale di “Lavoro&Welfare”, ha tenuto il 2 aprile scorso su “Attualità della legge 68/99, alla luce delle modificazioni apportate dal job act e le prospettive di reinserimento del lavoratore infortunato”.
L’incontro ha inaugurato il corso di formazione dell’ANMIL di Taranto (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) “La sicurezza e la prevenzione degli infortuni, con particolare riferimento alle tematiche concernenti il rischio amianto, la comunicazione sicurezza nei luoghi di lavoro, le tecniche di valutazione dei rischi”.
Nunzio Leone, consulente ed esperto della materia, ha spiegato che «il corso di formazione che parte oggi, articolato su ottanta ore in venti lezioni presso la sede dell’Enap di Taranto, è frequentato da invalidi e mutilati sul lavoro iscritti all’Anmil (D. Lgs. 81/08); fine ultimo è favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di chi in passato ha già subito un infortunio sul lavoro, riportando una invalidità permanente, con una maggiore consapevolezza sulla sicurezza e la salute sul luogo del lavoro; l’auspicio, inoltre, è che ogni frequentatore possa diventare un testimonial della necessità di garantire prevenzione degli infortuni, la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro».
Giovanni Battafarano ha illustrato la Legge n. 68/99, della quale all’epoca è stato relatore in Senato, che ha normato i diritti degli invalidi e dei disabili per il loro inserimento sul lavoro, una legge che all’epoca fu innovativa diventando un riferimento a livello europeo.
Lo stesso Giovanni Battafarano ha però stigmatizzato il suo concreto livello di applicazione, come peraltro è stato distintamente percepito proprio dagli invalidi che avrebbe dovuto favorire: infatti, mentre nei primi anni c’è stato un vero e proprio boom di iscrizioni alle liste di invalidi e disabili, da diversi anni si assiste invece a una loro drastica riduzione, non perché siano diminuiti gli aventi diritto, ma perché in molti sono scoraggiati e reputano poco utile l’iscrizione.
Ciò è confermato anche dal dato nazionale dell’annualità 2013 che, a fronte di 40.000 posti di lavoro disponili ex lege per le categorie svantaggiate, registra solo 18.000 avviamenti al lavoro di soggetti svantaggiati.
Giovanni Battafarano ha evidenziato che esistono gli strumenti per migliorare l’applicazione di questa legge, fino ad arrivare a una vera e propria rivoluzione culturale: l’assunzione di un disabile o di un invalido non deve rappresentare un “peso” per un’azienda o per un’amministrazione, come troppo spesso oggi viene erroneamente percepita, ma un’opportunità per il suo sviluppo.
Ovviamente questa figura dovrà essere impiegata in una funzione nella quale il suo handicap non rappresenti una limitazione, un nuovo ruolo per il quale il lavoratore dovrà essere necessariamente formato mediante un percorso che non deve essere necessariamente a carico dell’azienda o dell’amministrazione.
Su questo aspetto è intervenuto Giuseppe Gigante, direttore vicario regionale dell’INAIL, che ha sottolineato il ruolo sociale svolto dall’INAIL nel welfare, non solo per l’assistenza e per il reinserimento nel mondo del lavoro di chi ha subito un infortunio, supportando le aziende con corsi di formazione anche per una singola persona, ma sviluppando una serie di iniziative per la prevenzione.
Il messaggio di speranza è stato colto da Emidio Deandri, presidente ANMIL Taranto, che lo ha trasformato in concreta proposizione: «già nel prossimo futuro l’ANMIL avvierà sul territorio, di concerto con le organizzazioni sindacali e datoriali, un confronto affinché si migliori l’applicazione di questa norma. Siamo pronti, laddove necessario, anche a trascinare in Tribunale dirigenti e amministratori, pubblici e privati, che non intendano adempiere a quanto prescrive la normativa impedendo il sacrosanto diritto degli invalidi e dei disabili a reinserirsi nel mondo del lavoro».