Da qualche tempo, a fare notizia in TV e sui giornali sono non solo gli attentati che spezzano vita e futuro di centinaia di persone innocenti, ma anche atti – non meno criminali – che distruggono per sempre monumenti reperti vecchi di millenni.
Dal sito archeologico di Palmira al rogo della biblioteca nazionale di Sarajevo fino alla distruzione dei monumentali Buddha di Bamyan, la “damnatio memoriae” dei colonizzatori religiosi sembra non poter prescindere dal cancellare le vestigia di chi li ha preceduti con un credo diverso. Il precursore – se non l’ispiratore – di queste distruzioni fu senz’altro l’immenso rogo che distrusse l’immensa biblioteca di Alessandria d’Egitto quasi quattro secoli prima del temutissimo anno Mille. Ed è a questo episodio che si ispira Jean-Pierre Luminet con il suo “Il Bastone di Euclide” (La Lepre Edizioni), dando corpo ad un romanzo avvincente e profondo, che stimola il lettore a rispolverare più o meno vecchie reminescenze scolastiche come ad approfondire argomenti storici e scientifici più avvincenti di una storia romanzata.
I quattro protagonisti della storia – un generale arabo, un anziano filosofo cristiano, un medico ebreo e una giovane matematica e musicista che alla religione preferisce la Scienza, mettono in scena un vero e proprio “processo” alla centinaia di migliaia di testi custoditi nella Biblioteca, un processo dalla cui sentenza dipenderà il destino non solo di quei libri, ma di tutta la cultura Occidentale e non solo. Nel corso di lunghi giorni si susseguono colloqui e svelamenti, confessioni e provocazioni, si tesse una fitta rete dove ciascuno offre una sfaccettatura della questione, analizzata dal proprio particolare punto di vista.
Se i trentacinque anni di “Quark” stanno a dimostrare che la Scienza può essere “pop”, Jean-Pierre Luminet con il suo “Il Bastone di Euclide” dimostra quanto possa essere intrigante il calcolo della distanza tra la Terra ed il Sole eseguito da Aristarco di Samo o quanto Euclide avesse visto lontano con il suo postulato sulle parallele. Sullo sfondo – e non potrebbe essere altrimenti – gli immancabili elementi della commedia umana: emozioni, passioni, gelosie ed amicizia, fedeltà al dovere e intrighi di palazzo a completare ed arricchire una storia narrata con ritmo ed eleganza da uno scrittore capace di mostrare la sua variegata cultura senza pedanteria.
Nel 642 le truppe del generale Amrou attaccano Alessandria con l’intento di dare alle fiamme i milioni di libri custoditi nella celebre Biblioteca. Da Medina il califfo Omar ha dato loro l’ordine di eliminare tutto ciò che si oppone all’Islam. Un anziano filosofo cristiano, un medico ebreo e soprattutto la bella e sapiente Ipazia, matematica e musicista, tenteranno di dissuadere Amrou dal distruggere il tempio del sapere universale. Per convincerlo gli racconteranno la vita degli scienziati, poeti e filosofi che hanno vissuto e lavorato tra le mura della Biblioteca: Euclide, ma anche Aristarco di Samo, che per primo scoprì che la Terra gira attorno al Sole, Tolomeo e tanti altri che dedicarono la vita alla verità e alla conoscenza. Il generale Amrou verrà infine convinto dagli argomenti del califfo Omar? Sono stati veramente gli Arabi a bruciare la Biblioteca? Oppure, con il trascorrere dei secoli, è caduta vittima della follia umana? Nel raccontare lo straordinario destino di tanti grandi spiriti dell’antichità, Jean-Pierre Luminet riesce a trasmettere, attraverso l’appassionante trama del romanzo, sia il racconto filosofico che la divulgazione scientifica, dissimulando la sua erudizione tra le pieghe di una scrittura ispirata dall’umorismo e dalla poesia.