Il Rapporto (rapportoannuale.amnesty.it) documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015.
In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti. Questo rapporto rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose. Il testo contiene le principali preoccupazioni e le richieste di Amnesty International ed è una lettura fondamentale per chi elabora strategie politiche, per gli attivisti e per chiunque sia interessato ai diritti umani.
Ospite della serata Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, organizzazione di cui fa parte dal 1980; autore, coautore o prefattore di numerosi testi sui diritti umani, soprattutto sui temi della pena di morte e della tortura, è anche blogger per Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e Articolo 21.
Interverranno: Francesco Sansolino, responsabile della Circoscrizione Puglia Amnesty International; Roberta Trani, fotografa, attivista per i diritti umani e coautrice di Liberté! (2011, Il Grillo Editore); Davide Giove, Presidente Arci Puglia e Antonio Sanarica, Dirigente del Circolo Arci Grottaglie.
Modera la serata Paolo Inno, giornalista e vincitore del Premio Giornalista di Puglia 2011, indetto dall’Ordine dei Giornalisti di Puglia e dedicato alla memoria di Michele Campione. L’incontro ha il patrocinio del Comune di Grottaglie ed è organizzato e curato dal Circolo Arci Grottaglie, con la partecipazione del Gruppo 214 Taranto Amnesty International.
«Il 2015 ha messo a durissima prova la capacità dell’intero sistema internazionale di risposta alle crisi e agli sfollamenti di massa di persone, che si è rivelato tristemente inadeguato» – sottolinea nell’introduzione al volume Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Era dalla seconda guerra mondiale che i flussi di sfollati e di persone in cerca di rifugio non raggiungevano le dimensioni globali attuali. Questa situazione è stata in parte alimentata dal perdurare del conflitto armato in Siria, con ormai più della metà della popolazione in fuga, oltre i confini nazionali o sfollata internamente al paese. Finora i tentativi di trovare una soluzione al conflitto non sono serviti a nient’altro che a mettere in luce divisioni globali e regionali. Negli ultimi mesi, la reale gravità della crisi ha spinto le iniziative multilaterali di risposta all’ormai ininterrotto flusso di rifugiati, compreso il Piano regionale delle Nazioni Unite per i rifugiati e la resilienza, verso un maggiore coordinamento tra Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. I governi europei, il Canada e gli Usa, dove la percezione dell’opinione pubblica della problematica dei rifugiati è stata scossa dalla struggente immagine diffusa dai mezzi d’informazione del corpo annegato del piccolo siriano Aylan Kurdi, sono stati costretti a reagire all’indignazione generale e alle richieste di accogliere i rifugiati e di porre fine alla crisi.
Sia nei paesi dell’area vicini alla Siria sia negli stati occidentali sono emerse profonde divergenze d’approccio nelle risposte alle crisi e ai conflitti. Se da un lato moltissimi rifugiati siriani hanno trovato ospitalità in alcuni dei paesi della regione, molti governi fuori e dentro la regione del Medio Oriente e Africa del Nord hanno continuato a mostrarsi riluttanti ad aumentare l’ammissione di rifugiati oltre una certa soglia. La condivisione degli sforzi e delle responsabilità ha continuato a essere terribilmente sbilanciata e le risorse fornite non riuscivano a far fronte a una crisi in rapida evoluzione. Nel frattempo, i diritti umani di molte famiglie e singole persone in movimento venivano violati, anche mediante la criminalizzazione dei richiedenti asilo, provvedimenti di refoulement, respingimenti e trasferimenti verso altri territori, oltre a varie iniziative degli stati che si sono configurate come una vera e propria negazione dell’accesso alle procedure di richiesta d’asilo.
Le pagine del Rapporto non riusciranno a trasmettervi completamente la realtà della sofferenza umana che ha segnato le crisi degli eventi dell’ultimo anno e nello specifico la crisi dei rifugiati, ora inasprita dal freddo dell’inverno. In una situazione come questa – conclude Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, proteggere e rafforzare i sistemi di protezione dei diritti umani e dei civili non è più una scelta. È letteralmente una questione di vita o di morte».