Fervono i preparativi per l’inaugurazione dei locali annessi al Santuario “San Francesco de Geronimo” che saranno adibiti soprattutto a sale espositive, ristrutturate grazie alla generosa collaborazione dei grottagliesi, dei Padri Gesuiti e del G.A.L “Colline Joniche”. E’ quanto segnala il comunicato inviato alla redazione di GIR dal giornalista Francesco Occhibianco, Addetto Stampa dei Padri Gesuiti Di Grottaglie
Si tratta – prosegue il comunicato – di ambienti di 160 metri quadrati, con illuminazione a led, suddivisi in quattro stanze, un ufficio e un bagno per i diversamente abili: l’intervento ha provveduto a sanare le pareti “tumorate” a causa dell’umidità di risalita, prodotta sia dalla natura igroscopica della calcarenite sia dalle infiltrazioni di acqua. Completamente nuovo il pavimento, in gres porcellanato. La benedizione dei locali avverrà il prossimo 17 dicembre, giorno che ricorda la nascita del santo, nel 1642: nel pomeriggio (ore 15) si svolgerà la tradizionale cerimonia della benedizione del pane (distribuito ai fedeli), dei bambini e dell’olio per i malati. A seguire, la Messa (ore 17,30), concelebrata dai PP. Gesuiti e dai sacerdoti grottagliesi. «Vogliamo che il Santuario diventi un polo di sensibilizzazione cristiana», afferma il Superiore padre Florio Quercia, «dove possa trovare nuovo slancio il messaggio Tornate a Cristo, che il santo annunciò nella Napoli del Seicento, ovvero un luogo per eccellenza di preghiera, apostolato ed evangelizzazione. Dal 1945 Grottaglie possiede un tesoro prezioso, il Corpo del santo, suo concittadino, che deve e può richiamare tanti fedeli, grazie anche alla presenza della Casa natale, delle numerose reliquie e dei cimeli e alla quantità di opere d’arte. L’aspetto artistico-storico e culturale del Santuario va, dunque, valorizzato e fatto conoscere».
La ristrutturazione dei locali rientra nel programma di restyling del Santuario: sono terminati i lavori di restauro conservativo della cupola, coordinati dagli architetti grottagliesi Cosimo De Roma e Francesco Carbotti: l’iniziativa è stata resa possibile grazie alle offerte raccolte dal compianto e dinamico padre Salvatore Discepolo, scomparso nel 2013, e dai suoi più stretti collaboratori (“Gli amici di san Francesco”) che hanno dato vita al “Comitato pro cupola”. Le circa sei mila scandole che ricoprivano la superficie, danneggiate dagli agenti atmosferici e in alcuni punti completamente sgretolate, sono state rimosse e schedate. «Il consolidamento della cupola», spiega l’architetto Carbotti, specializzato nella tutela e recupero del patrimonio storico, «è consistito nel bendaggio della stessa con fibre di carbonio e resina epossidica. All’interno della cupola (che ha un peso di circa 300 tonnellate ed un diametro di 7 metri e 74 centimetri) sono state ripristinate le gravi lesioni che si erano prodotte a causa della “torsione” del tamburo, dovuta al carico eccessivo del lanternino e al suo “effetto vela” ».
Una malta elastica grigia ha ricoperto la calotta e il lanternino: su di essa saranno collocate, quando sarà possibile, le nuove scandole, in piena fedeltà ai colori tipici della tradizione figulina grottagliese: il verde rame, il giallo miele, il bianco e il manganese. «In terracotta invetriata», afferma Carbotti, «le scandole saranno realizzate nell’ottica della “similitudo”, secondo gli scrupolosi dettami delle specifiche approvate dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici (che ha elogiato il restauro) insieme alle cornici, ai canali di scolo e ai pluviali. Insomma, la copertura sarà simile alla precedente nella forma, colore, lucentezza e satinatura».
«Con l’inaugurazione delle sale», annunciano dal “Comitato pro cupola”, «abbiamo effettuato il primo step, ma la raccolta fondi per la realizzazione delle scandole continuerà, perché bisognerà raggiungere la grossa somma necessaria per l’acquisto e il montaggio. A tal proposito lanciamo un appello a tutti, per poter portare a compimento l’opera, nel più breve tempo possibile, al fine di non vanificare quanto finora fatto».
«Sarebbe bello», ha voluto aggiungere il padre superiore Quercia, «riparare il vecchio ascensore, in modo tale da poter far godere ai visitatori la straordinaria ed emozionante vista panoramica delle campagne circostanti, il trecentesco castello episcopio “Giacomo D’Atri”, il pittoresco Quartiere delle ceramiche, la gravina di san Biagio e, in lontananza, il mare di Taranto».