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Intervenire, attraverso un approccio di tipo sistemico, per fronteggiare una crisi che investe tutti i settori dell’economia, dai comparti di tradizione a quelli di più nuova concezione.

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E’ da questo assunto che nasce la “road map” anticrisi sottoscritta ieri da Confindustria e Cgil Cisl e Uil provinciali: un documento all’interno del quale si tracciano proposte di politica industriale da portare alla condivisione del Governo centrale e delle istituzioni, Regione, Provincia e Comune. Attraverso il documento – solo una traccia che rimanda ad azioni ben precise da attuare con il coinvolgimento degli attori territoriali – si ipotizza una visione più ampia del concetto di sviluppo, partendo dal riconoscimento di Taranto quale “area in situazione di crisi industriale complessa”, così come indicato dall’art. 2 del DL 129 (primo provvedimento emanato per la vicenda Ilva). In base a tale status, possono essere attivati specifici progetti di riconversione e riqualificazione industriale che godono pertanto di una cornice normativa già indicata dal governo.

La piattaforma di Confindustria e sindacati supera pertanto le logiche di breve periodo dettate dalle singole emergenze, rafforzando ed allo stesso ampliando gli obiettivi del Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) per guardare al territorio in una logica sistemica di lungo periodo. Viene giocoforza richiamata, in questo senso, l’adozione di strumenti ad hoc quali, in primis, l’accordo di programma, per poi entrare nel merito dei singoli asset. Si va pertanto dalla necessità di realizzazione degli interventi di bonifica, attraverso i quali passa la riqualificazione ambientale ma anche produttiva del Sistema Taranto, all’ipotesi di riconoscimento di Zona Economica Speciale per il Porto di Taranto; dalle prospettive di rilancio della cantieristica navale (particolarmente interessante in questo senso il possibile avvio di attività di decommissioning dei navigli) al rafforzamento del sistema produttivo locale attraverso l’ottimizzazione delle risorse (lo sblocco dei 60 mln di euro previsti dal protocollo del 26 luglio 2012, gli incentivi alle start up, i finanziamenti rivenienti dal PON 2014-2020); e ancora dalle politiche in materia di formazione, affinchè anticipino le nuove prospettive di sviluppo, al sostegno ai comparti di tradizione (come il tessile, che registra un graduale rientro in Italia delle produzioni all’estero).

Il documento punta infine l’attenzione anche sulla contrattazione quale strumento capace di garantire un armonico sviluppo del territorio fondato sull’applicazione di buone pratiche.
Una contrattazione che, con il concorso delle istituzioni, si occupi di individuare strumenti adeguati in risposta ai bisogni delle aziende ed al tempo stesso favorisca la qualità delle condizioni dei lavoratori e la loro garanzia occupazionale (con particolare riferimento al sistema degli appalti), affinchè non sia disperso quel patrimonio di professionalità ed esperienza così indispensabile in questa delicata fase di trasformazione.

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