Verrà presentato, a partire dalle ore 20,30 di lunedì 24 agosto 2015 a Grottaglie (Bottega Ceramiche d’Arte Antonio La Grotta – via Papa Leone XIII), “Ci siamo solo persi di vista”, il “primogenito” dell’autore grottagliese Gabriele Palumbo (classe ’91), studente all’Università degli Studi di Pisa.
Il romanzo si apre con la prefazione a cura di Giusy Carofiglio: “ogni parola messa al posto giusto”- “autore diverso dalla massa”-“romanzo in schegge poetiche”. Il titolo dell’opera, come annuncia lo stesso Palumbo, è stato scelto ancor prima di cominciare a scrivere ed è servito come fosse una scaletta da seguire per descrivere molteplici livelli di realtà al lettore. Il romanzo, che pare formato da poesie collegate l’una alle altre è diviso secondo le stagioni, 4 stagioni di un amore lucido e confuso, vero e “falso”, con una vittima ed un carnefice complici consapevoli (e non) di una storia reale ed effimera.
AUTUNNO: Realtà, sogno, tutto va come deve andare e niente, a volte, cambia. Insofferenza, apatia o consapevolezza. Incontri descritti con cruda ed enorme sensibilità; Amore desiderato e cercato, apparentemente apparso, sofferto, ma in realtà inesistente (allontanato per volontà conscia). Paura nel viverlo questo amore, tanto da cercare alibi al suo arresto? Paura del nuovo? O insoddisfazione comune che si incontra solo per brevi periodi a mo’ di consolazione (dove si chiama correttamente “egoismo”, la voglia di “usare gli altri” per star meglio), per poi tornare da dove si era partiti: alla libertà della solitudine. “Se..” e dubbi che invadono la mente, camere e musica come rifugi, aspettative disattese dalla potenza della vita stessa. Il Sole, scritto con la maiuscola che cela forse un nome proprio di persona? No, non è mai ciò che sembra, nelle parole di Palumbo. Ci si illude, spesso, di aver trovato l’amore che, invece, amore non é: è comunione di stati d’animo, vulnerabilità e disagio interiore condivisi. Ci si aggrappa a qualcuno od a qualcosa come fossero ancore di salvezza in un dato periodo. Realtà giovanili colme di cambiamenti, forse diretti alla maturità. A volte si sfugge da una sorta di dominio altrui sulle nostre vite che, seppur soffocante, alla fine si rivela indispensabile, ancora necessario a non sentirsi persi. Esitiamo un coraggio che abbiamo dentro, che vorremmo fosse totale e convinto. La vita non è un film, non si prevede, e non finisce sempre come si spera. Nessuno sa davvero cosa vuole, cosa cerca, e volenti o no siamo tutti collegati: nessuna vera libertà se non quella di conoscere, dapprima, sé stessi. Noi che siamo sfuggenti, sognatori, con l’ “io” isolato perché ancora non sappiamo chi siamo. Stagione dove l’autore è onesto, disarmante, autoironico.
INVERNO: Ancora incontri, attimi di attrazione, destini che si incrociano, dubbi, agitazioni, comodità, (rin)negazione. A volte si sceglie la strada più semplice che si rivela, col tempo, quella che ci ha complicato l’esistenza facendo crescere l’insoddisfazione interiore fino a pensare: “soffrire per soffrire, era meglio scegliere il cuore”. Perché, in cuor nostro sappiamo già tutto a priori: è questa l’atroce verità. Amore euforico, ma spento ed inutile allo stesso tempo. Stagione destabilizzante, “vagante”, senza una meta se non quella di un reale dolore; stagione, anche, consapevole di una meta vera da raggiungere, passando, nel frattempo, “attraverso persone che non ci appartengono”. Promesse dovute “al freddo”.
PRIMAVERA: Due mondi disillusi ma incandescenti che continuano ad orbitare l’uno accanto all’altro, menti esauste dai troppi pensieri, legame forte creato dalla frequenza del tempo passato insieme, un po’ come dire che “non siamo bestie nei sentimenti lasciati allo stato brado”; promesse in un attimo sentite, ma effimere. Unione che diventa quasi troppa e limitante. Nessun brivido, nessuna novità.
ESTATE: Voglia che tutto torni in movimento. Che quell’ ”attimo d’amore” ormai consumato e divenuto noia resti alle spalle per dar spazio al futuro. Pensieri, silenzi, il naturale “bisogno del limite”, la rottura, il ricordo di qualcosa che è stato più vero di quello che si possa credere. Un uomo la cui lucidità verrà scambiata quasi per cinismo; un uomo che, forse, sapeva già come sarebbe andata a finire. Ma come è andata, effettivamente, a finire? L’epilogo a sorpresa lascia spazio solo alle lacrime. “Non si può decidere di perdersi da qualche parte, accade e basta” e ricomincia, così, l’autunno …
Leggere il libro del giovane Gabriele Palumbo è stato come fare un viaggio interiore pieno di giochi psicologici, dove le convinzioni create mentalmente un attimo prima, crollavano subito dopo in qualche verso successivo. Ma forse, ciascun lettore troverà una chiave di lettura diversa, a seconda dei propri stati d’animo e del proprio bagaglio intimo. L’Amore esiste? Si cerca o si teme? E’ fatto solo di poche ore e di aspettative troppo grandi che lasceranno l’amaro in bocca? Qualsiasi cosa sia, è meglio non viverlo nell’ipocrisia dei sentimenti: Esso non è, certamente, qualcosa che deve stare stretto. E’ meglio aprire gli occhi, per quanto difficile e doloroso sia, per non farsi del male. “Ci siamo solo persi di vista” disorienta ed emoziona. Un autore, Gabriele Palumbo, del quale sentiremo ancora parlare perché l’originalità e la perfezione del suo modo di scrivere gli renderanno, sicuramente, merito.
Introdurrà Ciro Petrarulo (Presidente dell’associazione socio-culturale “Utòpia” di Grottaglie), modererà Gabriella Miglietta e interverrà la curatrice Giusy Carofiglio. All’evento (che si aprirà con un aperitivo offerto ai partecipanti dall’autore e si concluderà con un acustic live dei Bonjour Matisse) parteciperanno, inoltre, Stefany Chirico, Marco Salinas ed Emanuela Schirone.