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«Attribuire alla Consulta le decisioni in materia di arresti dei parlamentari rischierebbe inevitabilmente di trascinare il supremo organo di garanzia nella polemica politica. Insomma, il rimedio proposto dal ministro Orlando rischia di essere peggiore del male temuto. Il tema, piuttosto resta quello di chiarire definitivamente e meglio, su cosa debba incentrarsi la valutazione di Giunta e Parlamento, ovvero cosa realmente debba intendersi per “fumus persecutionis”, evitando che la discussione parlamentare tracimi in ambiti e aspetti di natura squisitamente processuale». E’ il commento del Presidente della Giunta delle Elezioni e Immunità del Senato, Dario Stefàno alle dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando

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«La proposta del ministro Orlando – prosegue Stefáno – ripropone un’opzione che la dottrina richiama da almeno quindici anni, spesso in coincidenza di discussioni pubbliche su decisioni adottate dal parlamento, guardando alla terzietà della Consulta come possibile soluzione al problema della libertà di un parlamentare. Spesso, però, quando la discussione è emotiva e frettolosa, si finisce per pensare a un rimedio peggiore del male tanto più se quel rimedio è funzionale ad un accordo.

Quella proposta sarebbe, quindi, una soluzione addirittura peggiore della tradizionale autorizzazione parlamentare a procedere ai suddetti atti restrittivi, in quanto da un lato permarrebbe la sottrazione dei relativi poteri all’autorità giudiziaria (e quindi rimarrebbe la deroga al principio di uguaglianza) e dall’altro lato “inquinerebbe” l’attività del supremo organo di garanzia nel nostro ordinamento costituzionale, che verrebbe gettato nell’agone politico. Per dare un’idea di questo, sarebbe sufficiente immaginare se ad esempio la Consulta fosse stata chiamata a decidere sulle più recenti richieste di custodia cautelare a carico di parlamentari.

D’altronde – conclude Stefàno – non è casuale che i Costituenti del 1948, così come quelli del 1993, dopo i fatti di Tangentopoli, abbiano lasciato questa funzione in capo a un organo di garanzia parlamentare, geneticamente politico com’è la Giunta, quale migliore soluzione per tutelare la funzione parlamentare e l’autonomia del potere legislativo, che è e deve restare un valore da preservare».

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