«Non amo la sovraesposizione ma, in qualche caso, come questo, è necessario ristabilire i termini del vero.» Comincia così la lettera con cui Grazia Parisi, esponente dell’ANPA di Grottaglie, racconta un episodio di ordinaria maleducazione verso chi da anni si spende quotidianamente per assistere i cani in difficoltà.
«Capita che giunga una telefonata, dopo le 21,30 ,di sabato, racconta Grazia Parisi, un sabato come tanti e come altri giorni negli ultimi 20 anni, per soccorrere un cane in difficoltà e cieco, a detta di chi chiama. Capita che si spieghi all’interlocutore qual’é la trafila burocratica da seguire per allertare le Istituzioni ad hoc, dal momento che chi scrive non è Istituzione e non ha discrezionalità in merito. Si spiega, inoltre, che, dal momento che sul canile grava il blocco dei ricoveri, va osservato questo limite per “il bene mio e della struttura”.
Sorvolando sul fatto – prosegue Grazia Parisi – che ho intuito subito che non c’era emergenza reale per la salute dell’animale – il giovane, figlio di un noto ambientalista, me lo precisa lui con arroganza, insieme alla sua ragazza altrettanto perentoria – non sente ragioni. Come cittadino intende essere servito subito, non vuole allertare nessuno né spostarsi, anzi devo andare io, a piedi, con i capelli bagnati e febbricitante pure, a rilevare il chip o portare il cane al canile o a casa mia e trovare il padrone se c’è. Non mi da il tempo di pensare, né di organizzare un intervento, mi riattacca il telefono ,dopo avermi ricordato che lavoro in un canile. Mi costringe a telefonare più volte, non risponde, ad inviare messaggi per sapere di preciso dove sta il cane. Infine Tiziana Francone dell’Anpa, contattata da me, recupera il cane che non è ferito, non è in difficoltà, non è cieco, ha solo gli occhi azzurri, ed è di proprietà. L’animale era uscito a farsi una passeggiata e sarebbe stato in grado di tornare a casa, da solo. Burocraticamente non sarà nelle linee ma nella sostanza ci può stare, aveva voglia di vedere Grottaglie, voglia di libertà o la febbre del sabato sera.
Sapete quante volte storie come questa o anche di animali in difficoltà si sono prodotte in 20 anni, alle 21,30 alle 23 o le 3 del mattino? Ora questo racconto – continua ancora Grazia Parisi – impone precisazioni, oltre la maleducazione dell’interlocutore che risolve, alla fine, con un sms in cui sottolinea che “quando si tratta di cani vado in evoluzione”(testuale):
1) Né io né l’Anpa siamo le Istituzioni. Per aver detto sempre si a richieste di ricovero, non solo per amore degli animali ma per empatia nei confronti di chi si rivolgeva a me, ho subito un sequestro con addebito.
2) Ci sono trafile burocratiche che la legge impone e che vanno rispettate (segnalazione alla Polizia Municipale o alla Polizia di Stato che chiameranno il medico Asl reperibile che disporrà il ricovero alla Clinica convenzionata, secondo i L.E.A. del piano triennale 2013/2015 , come da D.G.R 1223 del 4/7/2013), tenendo sempre presente, attenzione, il “procurato allarme” ed il relativo dispendio di spesa pubblica nel caso.
3) A tutti gli utenti che vengono al canile a chiedere supporto sia chiaro che “il Comune non passa niente”(testuale). Ogni spot-on, vaccino e quant’altro è acquistato dall’Anpa. Il Comune mantiene , in qualche modo, gli ospiti della struttura che è cosa diversa dalla gestione del territorio ,onere che pure l’Anpa si è assunto.
Chi vi “lavora,” per usare le parole del protagonista della storia raccontata,
lo fa senza nessun diritto legittimo per tutti i lavoratori .
4) Non si prenda spunto per elevare critiche alla Asl o all’Amministrazione perché il senso di questo racconto non è accendere una polemica. L’Amministrazione e tutta la comunità insieme all’Anpa ha subito ,negli anni, l’abbandono da altri territori, fenomeno che continua ancora. Il Comune, nel bene e nel male, seppure coi sacrifici dell’Associazione, miei e della mia famiglia soprattutto, un servizio lo ha reso e lo rende, ed ha degli obblighi morali e materiali nei confronti dell’Anpa e più ancora della sottoscritta.
Si dispensa, per equità, anche dai commenti positivi, non mi servono, non ne sono alla ricerca.
Concludendo, la storia è andata a buon fine, come sempre. Il cane é microchippato, non era in difficoltà, e anche se avessi rilevato il chip, non avrei potuto raggiungere il proprietario senza la Asl che può entrare nel sistema dello Zooprofilattico. L’ho riconosciuto, certo, e accade quasi sempre, ma avrei dovuto ,oltre il sistema, consultare migliaia di schede alla ricerca del proprietario.
In ultimo ,chi va “in evoluzione per i cani”, prendendo in prestito le parole dell’interlocutore della storia, deve metterci lato A(faccia) e lato B(impegno) anche minimo, fosse un androne o un sottoscala o solo un po’ di pazienza.
Altrimenti – conclude Grazia Parisi, esponente dell’ANPA di Grottaglie – è un delegare continuo, meglio uno scaricabarile, un pulirsi la coscienza e fretta di allontanare un problema, pretendendo una soluzione subito, senza nessun impegno civile e con arroganza.
Tutti sono capaci di amare gli animali così.
ps. I cani, nel corso dei vent’anni ultimi, sono stati ricoverati nel canile per ordinanze, interventi Asl, abbandoni presso la struttura, richieste di cittadini di cui sopra si è raccontato esempio.