«Teleperformance: non possiamo assistere inermi all’ennesima tegola che sta per abbattersi su Taranto e i suoi lavoratori, il Ministro Poletti convochi immediatamente un tavolo interministeriale». Lo chiede il senatore Dario Stefàno in un’interrogazione al Ministro del lavoro, in seguito all’apertura da parte dell’azienda francese di call center e telemarketing con sede a Roma e a Taranto, della procedura di trasferimento e societarizzazione, ovvero una ristrutturazione che prevede la formazione di una good company da mantenere e una bad company da vendere. Proprio quest’ultima comprende gli uffici e gli occupati di Taranto: 2.400 addetti tra tempo indeterminato e contratti a progetto.
«E’ il caso – sottolinea Stefàno – di assumere adeguate iniziative affinché nel mercato italiano dei call center venga superato il gap dovuto al dumping e al ricorso alle gare al massimo ribasso, quanto meno da parte di soggetti o società controllate da parte pubblica, che alimentano un utilizzo speculativo degli sgravi contributivi a solo vantaggio della committenza, senza alcuna positiva ricaduta sui livelli occupazionali e sulla qualità dei servizi erogati. Il call center di Taranto è la seconda realtà occupazionale, dopo l’Ilva, per numero di lavoratori impiegati. In passato, Teleperformance è stato preso più volte ad esempio per aver trasformato tutti i rapporti di lavoro in vigore nella sede di Taranto in contratti a tempo indeterminato. Dal 2008 a oggi, l’azienda ha goduto dei benefici previsti dalla legge per la stabilizzazione dei lavoratori, tra cui, la fruizione di circa 36 mesi di ammortizzatori sociali in deroga, che ha permesso all’azienda di abbattere del 12 per cento il proprio costo del lavoro.
A gennaio 2013 – ricorda Stefàno – l’azienda ha sottoscritto, con istituzioni e sindacati, un accordo per il rilancio del sito di Taranto, ma a luglio dell’anno scorso la prima virata: la dirigenza di Teleperformance ha annunciato di voler trasferire in Albania una commessa ricevuta da Eni e riguardante il back office. Intanto però, un accordo, che scade proprio in questo mese, ha consentito per due anni all’azienda di ridurre il costo del lavoro agendo su una serie di voci: livelli, scatti di anzianità, TFR e tredicesima.
Ciò che si preannuncia – conclude Stefàno – sarebbe l’ennesima tegola su un contesto già drammatico, legato alle molteplici crisi lavorative, una su tutte l’ILVA. Il governo in più occasioni ha dichiarato massima attenzione alla realtà sociale e lavorativa di Taranto: questa è l’occasione per dimostrare che dalle parole si passa ai fatti».