«Finora le procure d’Italia, con meritevole azione di tutela, hanno cercato di punire gli inquinatori utilizzando un articolo del codice penale (il 434 per la precisione) avente come oggetto il “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi”, quindi reato contro la pubblica incolumità. Non esisteva, finora, un’arma specifica in mano ai giudici per punire i reati contro l’ambiente: per venti anni ci sono stati appelli e tentativi di introdurli nel codice penale, ma tutto si è sempre concluso in un nulla di fatto.» I portavoce del M5S Maurizio Buccarella (al Senato) e Rosa D’Amato (al Parlamento Europeo) hanno illustrato le innovazioni introdotte da questo nuovo decreto, giunto in dirittura d’arrivo a partire da una iniziativa del portavoce alla Camera, nonché attivista della Terra dei Fuochi: Salvatore Micillo.
«All’interno del codice penale – evidenziano in un comunicato Buccarella e D’Amato – vengono inseriti, con modalità che amplificano la portata della Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, i reati di inquinamento e disastro ambientale, nonché la morte o lesioni causate da inquinamento e le aggravanti previste (ad esempio, la commissione degli atti in aree protette). Inoltre si ritrovano i nuovi reati di traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo ambientale e di omessa bonifica: difatti si è ritenuto fondamentale punire chi cerca di intralciare o eludere l’attività di vigilanza degli enti di controllo e porre rimedio all’attuale difficile persecuzione di chi non ha intenzione di bonificare l’inquinamento causato. Innovazione assoluta è rappresentata dal ravvedimento operoso: anche se il M5S si è battuto per renderlo più severo, con tale meccanismo la normativa dà il chiaro segnale che la priorità è bonificare e porre rimedio all’inquinamento causato, prevedendo quindi uno sconto della pena per l’inquinatore, in questo caso.
Altro segnale importante – ribadiscono Buccarella e D’Amato – è l’introduzione obbligatoria della confisca dei beni e del ripristino dello stato dei luoghi in caso di condanna: sarà molto più semplice per i giudici applicare il principio di “chi inquina paga”. Infine, il nuovo decreto tappa una falla fondamentale dei processi in materia ambientale: la prescrizione. In Italia troppi processi sono terminati senza che il colpevole fosse stato assicurato alla giustizia perché “il reato è estinto per intervenuta prescrizione”, come quello per il petrolchimico di Porto Marghera, e questo nuovo decreto raddoppia il tempo a disposizione dei giudici per arrivare alla giusta sentenza. Non è un decreto perfetto, anche perché frutto di un dibattimento parlamentare che ha modificato l’originale proposta del M5S, ma ciò non significa che si poteva attendere oltre per fornire alla magistratura un’arma specifica a disposizione, con la convinzione che i giudici la interpreteranno le nuove disposizioni nella maniera voluta dal legislatore.
Vigileremo l’applicazione della nuova normativa – concludono Buccarella e D’Amato – e saremo sempre pronti ad apporre le modifiche necessarie per assicurare alla giustizia chiunque offende la nostra terra: noi non molleremo mai, loro neppure!»