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Dante dal multiforme ingegno: il diritto, l’arte, la matematica nella Divina Commedia”: questo il tema portante del ciclo di letture dantesche organizzate, anche quest’anno, dal liceo Moscati di Grottaglie, guidato dalla prof.ssa Anna Sturino.

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La Lectura Dantis del liceo grottagliese, ormai giunta alla sua decima edizione, ogni anno si configura come un importante momento di riflessione su tematiche che, prendendo spunto dai versi del poeta fiorentino, di cui quest’anno ricorre il 750 ^ anno dalla nascita, risultano di una straordinaria e a tratti disarmante attualità. Il progetto denominato, appunto, Lectura Dantis, coordinato dalla prof.ssa Daniela Annicchiarico, si avvale della collaborazione di Alfredo Traversa, noto regista e attore teatrale, che coordina e guida gli allievi del liceo nella recitazione e nella messa in scena dei versi danteschi.
Il primo incontro si è tenuto il 23 aprile scorso, presso la suggestiva cornice del Castello Episcopio di Grottaglie; alla recitazione degli alunni, che hanno declamato il canto VI del Paradiso, ha fatto seguito la brillante ed apprezzatissima relazione critica del prof. Valerio Capasa, docente, saggista ed autore di numerose pubblicazioni, oltre ad essere redattore del quotidiano online Il sussidiario.net. Il prof. Capasa ha condotto il folto pubblico presente in un interessante percorso che, prendendo le mosse dal significato del diritto, della giustizia e della legge nei versi danteschi, ha saputo attraversare gran parte della letteratura italiana, valorizzando opere ed autori come Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi e molti altri e aiutando i presenti a comprendere che la virtù può essere esercitata solo se vi è un riferimento ad una norma che ci riguardi da vicino e che coinvolga l’uomo nelle sue reali esigenze.

Il secondo appuntamento con la Lectura Dantis è previsto per il prossimo 7 maggio, alle ore 17,30, presso la bellissima chiesetta della Madonna del Lume, in pieno centro storico cittadino. Gli alunni reciteranno i versi del canto XI del Purgatorio, un canto dedicato, sì, alla superbia analizzata in tutte le sue sfaccettature, ma un canto, nel contempo, in cui numerosi e significativi sono i riferimenti all’arte. Protagonista è, difatti, il miniaturista Oderisi da Gubbio, illustratore di molte opere dantesche, che riflettendo sulla sua gloria, soppiantata dalla fama di Franco Bolognese, e su quella di Cimabue che è stato superato dal nome di Giotto, arriva alla conclusione che “non è il mondan romore altro ch’un fiato di vento”, ossia che la fama conquistata sulla terra non è altro che un alito di vento, che ora soffia da una parte e ora da un’altra, ma che svanisce rapidamente.

La relazione critica sarà tenuta dal prof. Manuel Triggiani, docente di storia dell’arte ed autore di numerosi saggi critici tra cui, con il prof. Capasa, “Dante, Petrarca, Giotto e Simone, il cammino obliquo: la svolta del moderno.

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