«Il primo Decreto Governativo dell’anno 2015 è stato dedicato al problema dell’Ilva e della situazione ambientale di Taranto; a noi del Movimento 5 Stelle è sempre parso un decreto che avrebbe affossato la città ed impedito un futuro sostenibile in sintonia con la sua vera vocazione storica, naturalistica ed agro-alimentare.» A dichiararlo è il Dott. Carlo Pizzoni, candidato portavoce al Consiglio Regionale Pugliese.
«Evidentemente – prosegue Pizzoni – questo decreto non bastava e Il Governo sta pensando di dare un altro colpo di grazia alla città, inventandosi un ottavo decreto cosiddetto “salva-Ilva”.
Taranto è un città che procede nell’incertezza del futuro, tra decreti, contaminazioni, precarietà lavorativa, disagio sociale e apatia verso qualsiasi possibilità di riscatto; solo la fuga viene vista come una soluzione per garantire un futuro ai giovani di Taranto.
Un sistema politico-industriale che tiene in piedi un’azienda commissariata, piena di debiti con le banche e i fornitori, con addosso procedimenti penali di enorme gravità, con un carico di inadeguatezze ambientali impressionanti, che affronta i suoi doveri occupazionali attraverso una giostra di ammortizzatori sociali, che se non fosse tragica, sarebbe grottesca.
È venuto il momento – afferma Pizzoni – di cambiare, di realizzare a Taranto una vera riconversione economica, di fare della nostra città l’esempio italiano della “Terza Rivoluzione Industriale” sulle orme della città di Bilbao in Spagna e della regione Nord-Pas de Calais in Francia.
Noi del Movimento 5 Stelle stiamo attuando un cambiamento culturale e politico enorme, quello di far diventare i cittadini i veri protagonisti della politica, nelle sedi istituzionali dove si decidono le sorti del territorio; abbiamo intenzione di lavorare per il bene comune del nostro territorio e di tutta la regione e i cittadini nel prossimo futuro avranno l’opportunità di prendere in mano il loro destino, con una matita ed una scheda elettorale, e regalare un futuro migliore ai loro figli.
Cambiare si può, basta crederci!»