«8 Marzo 2015, per la segreteria Nidil Cgil Taranto, non ci sono le condizioni per festeggiare soprattutto nella nostra provincia ionica.» Lo afferma Lucia La Penna, Segretaria Generale Nidil Taranto, che prosegue: «I numeri che emergono dalle analisi del Servizio Agenzia Lavoro e formazione della Provincia di Taranto, sono fortemente preoccupanti: al 31 Gennaio 2015, su un totale di 76.486 disoccupati le femmine sono 39.970 ed i maschi 39.516. Gli inoccupati sono invece 39.263, di cui 25.146 donne e 14.117 uomini. Scandaloso è il dato degli inoccupati, cioè di chi non ha mai avuto esperienze lavorative, emerge chiaramente come nella nostra provincia non vi è stato nel mondo del lavoro un reale superamento delle disuguaglianze tra uomini e donne. La fascia anagrafica maggiormente colpita dalla disoccupazione è quella che va dai 36 ai 44 anni ( sono 21.120 ), numeri questi che rispettano le percentuali del 2014.
Gli avviamenti lavorativi che sono avvenuti nella nostra provincia nel 2014 parlano chiaro – prosegue Lucia La Penna, Segretaria Generale Nidil Taranto – ed evidenziano che nel nostro territorio le donne trovano come principale occupazione l’impiego in agricoltura, come braccianti, donne sfruttate, ricattate dai padroni, dai caporali, donne che lavorano anche 10 ore al giorno per 25 – 30 euro, a cui spesso negano le giornate realmente lavorate, a cui spesso oltre alla violenza economica si aggiungono soprusi di ogni genere. Ritornando invece agli avviamenti lavorativi attivati, bisogna poi entrare nel dettaglio della modalità contrattuale con cui avvengono tali avviamenti evidenziando – come commenta Claudio Treves, Segretario Nazionale Nidil Cgil – che: “Questi dati tracciano la situazione del contesto occupazionale di una delle realtà più drammaticamente colpita dalla crisi, con l’aggravante di aver coinvolto strutture decisive per gli assetti produttivi del paese, a cominciare ovviamente dall’Ilva. Si colgono appieno le conseguenze che la crisi ha prodotto nelle filiere produttive ed occupazionali del territorio, con la crescita rilevante di rapporti precari e temporanei a fronte di un progressivo restringimento della base occupazionale della provincia”
Il nostro territorio in questi ultimi anni – ricorda Lucia La Penna, ha visto le difficoltà dell’industria pesante e il disastro ambientale, la grande recessione con le riduzioni di commesse, l’indotto in sofferenza, il porto con un calo della movimentazione delle merci; in questo scenario non stupiscono i dati emergenti dalle iscrizioni e cessazioni di imprese risultanti da uno studio della camera di commercio di Taranto che vede un tasso di crescita complessivo del – 0,2% ( dati 2013). Tutte queste informazioni sono una parte di dati, ricerche, grafici che sono stati pubblicati sul BILANCIO SOCIALE del NIDIL CGIL TARANTO, pubblicato in questi giorni.
La segreteria Provinciale del Nidil Taranto, ha sentito l’esigenza di elaborare un bilancio non solo per raccontare con dovizia di particolari accordi, vertenze, iniziative succedutesi in questi anni offrendo una pregevole risposta anche a chi ha chiesto provocatoriamente alla CGIL dov’era, ma perché pensiamo che il bilancio sociale è un’occasione importante per esplicitare cosa si è fatto, ma soprattutto dove si vuole andare, le informazioni devono essere condivise per creare consapevolezza e inseguito spiegare quale è la nostra proposta e il Nidil ha una proposta per il proprio territorio, ripartire dalle vocazioni territoriali, congiuntamente ala storia del territorio, all’innovazione e alla ricerca, ma soprattutto all’obiettivo del risanamento ambientale, alla responsabilità sociale ed etica delle imprese e alla tutela della salute dei cittadini, queste possono rappresentare una reale occasione di occupazione stabile qualificata, che con dovuti investimenti può dare a tanti giovani, donne e disoccupati una speranza di futuro e una ragione in più per restare a Taranto e contribuire al suo cambiamento.
La disuguaglianza non paga! A Taranto come nel resto del paese aumentano le diseguaglianze tra lavoratrici e lavoratori in termini di occupazione e salario. L’occupazione femminile è tra le più basse d’Europa. Le donne a parità di lavoro guadagnano meno. La crisi – conclude Lucia La Penna, Segretaria Generale Nidil Taranto – non è uguale per tutti!»