ILVA Taranto
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«Il gruppo spontaneo “Ammazza Che Piazza” ha urgenza e necessità di esprimere attraverso questa lettera aperta le proprie considerazioni su questioni di Attualità che riguardano le sorti di questa città.» E’ un vero e proprio grido di dolore e di rabbia quello che gli attivisti tarantini vogliono far giungere alle istituzioni.

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«Siamo in totale dissenso rispetto ai comportamenti dei massimi rappresentanti istituzionali, Sindaco in primis – scrivono gli attivisti di “Ammazza Che Piazza”, riguardo il modo in cui è stata gestita la vicenda dei blocchi stradali dei trasportatori dell’indotto Ilva, reclamando una attenzione a livello nazionale e dando priorità solo a un settore che dimostra sempre più di essere insufficiente e inadatto allo sviluppo del territorio Tarantino. Porre l’attenzione solo sulla vicenda Ilva è riduttivo e strumentale; utile solo a tenere sotto un apparente controllo la situazione di crisi in cui è da diverso tempo sprofondata tutta la città. Un “dissesto politico” che in questi anni è stato utile solo a distruggere e danneggiare il territorio agevolando il guadagno di poche lobbies di vari interessi a discapito del territorio e della collettività, rimanendo troppo indifferenti alle conseguenze che questo stato di cose ha alimentato nel passato e continua a generare nell’oggi. Notizie di ulteriori abbattimenti di bestiame nell’arco jonico a meno di 20 km da Taranto; l’incremento sproporzionato della media dei casi di malattie tumorali ; la mancanza di strutture sanitarie; assenza di opportunità lavorative in generale e specialmente per i giovani, sempre più costretti ad emigrare per migliori condizioni di lavoro e formazione ; mancanza di un piano di bonifiche generale e di adeguati controlli ai continui sforamenti di emissioni nell’aria e sversamenti di sostanze di ogni genere nel suolo e nei mari da tutta la zona industriale.

Si presta poco ascolto alle richieste dei cittadini – prosegue la lettera aperta degli attivisti di “Ammazza Che Piazza “ – e assistiamo a manifestazioni di accanimento repressivo nei confronti di coloro che manifestano il loro disagio : a dimostrazione ci sono le recenti multe e denunce di attivisti di più movimenti ( 8000 euro di multa Ammazza che Piazza ; 37 indagati per l’occupazione dei Baraccamenti Cattolica le Officine Tarantine ; 32 denunciati per manifestazione non autorizzata con multa di 3800 euro in occasione dell’udienza preliminare dello scorso 30 marzo 2012 per il processo ambiente svenduto).

Non accettiamo che il destino di tutta l’area Tarantina venga deciso da decreti, ma soprattutto non accettiamo questo atteggiamento di rassegnazione da chi dovrebbe attraverso la legge tutelare la vita e tutti i diritti fondamentali dell’uomo oltre all’incolumità pubblica, riducendo tutto a una questione economica a svantaggio di tutti noi.

Per risarcimento noi intendiamo restituire alla città tutto quello che negli anni gli è stato sottratto non valorizzando il patrimonio storico paesaggistico e culturale che può essere da subito considerato un motore economico del nostro territorio, bisognoso di bonifica e ricostruzione su cui basare una nuova politica di sviluppo della città.

Il gesto di dare le chiavi della città andrebbe rivolto nei confronti di tutti quei cittadini che REALMENTE si preoccupano e si occupano quotidianamente di proporre e portare avanti soluzioni al disastro sociale e ambientale.

Abbiamo di rimanere a Taranto scelto – concludono gli attivisti di “Ammazza Che Piazza “, di non fuggire, perché vogliamo una città diversa nella quale le scelte siano condivise con la popolazione e non imposte. »

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