Manca poco più di un mese al Natale, e come ogni anno ci apprestiamo ad addobbare la nostra casa con decorazioni colorate, alcune delle quali, come il vischio, derivano direttamente dal mondo vegetale.
La gran parte delle piante utilizzate come augurio natalizio, in genere, devono la loro popolarità a leggende o miti più o meno antichi; il loro successo è dovuto principalmente al fatto che proprio in questo periodo dell’anno hanno un fogliame splendente, oppure sono in piena fioritura, oppure ancora presentano bacche o frutti decorativi, arricchite poi da un profondo significato simbolico, che accompagna e rende più affascinanti i doni Natalizi.
Il vischio è una pianta cespugliosa sempreverde, parassita di diversi alberi, quali ad esempio pioppi, querce, tigli, olmi, noci, meli e diverse conifere, come il pino silvestre e il pino montano. Si tratta di una pianta con foglie oblunghe e dure, sistemate a due a due lungo il ramo. Ha i fiori gialli e belle bacche tonde bianche , con un tipico interno gelatinoso e appiccicoso, tossiche per l’uomo, ma non per gli animali che, come gli uccelli insegnano, vengono da loro trasportate e disperse su altri alberi sui quali, dopo essersi insediati subdolamente, danno il via al loro sviluppo.
Da un piccolo punto di penetrazione inizia la formazione di un piccolo tronco e gradualmente si sviluppa tutta la pianta. Se però le bacche cadono per terra non germogliano e muoiono.
Indice
- Come si coltiva il vischio
- Leggende sul vischio
- Il vischio un ottimo portafortuna
- La favola del vischio
- La poesia Il Vischio di Giovanni Pascoli
- Il vischio farmaco naturale con effetti antitumorali e immunitari
Come si coltiva il vischio
Il vischio si coltiva a scopo ornamentale e per fini erboristici, ad esempio per ottenere infusi, tinture, utili per la cura di arteriosclerosi e ipertensione.
Tutte le parti del vischio possono risultare tossiche: le bacche soprattutto, come detto, sono pericolose per i bambini, che potrebbero essere tentati di mangiarle. Le leggende che ricollegano le piante natalizie a simboli antichi sicuramente derivano anche dal fatto che tutte queste piante, a partire dall’abete, sono di aspetto molto gradevole anche in pieno inverno; quando gli alberi sono spogli e la gran parte dei fiori sono ormai secchi, queste piante sono sfarzosamente colorate, o portano bacche, o hanno foglie lucide e brillanti, che le rendono adatte per decorazioni e regali.
Leggende sul vischio
La tradizione scandinava è ricca di racconti e leggende legate al vischio. Già nell’antichità i druidi usavano il vischio per ottenere infusi e pozioni medicamentose, al fine di combattere malattie ed epidemie che flagellavano e decimavano le popolazioni del tempo; presso i druidi, infatti, il vischio era conosciuto come la pianta in grado di guarire da qualunque malattia.
La mitologia norvegese associa invece il vischio alla figura del dio Balder, che morì dopo essere stato colpito da rami di vischio. In memoria del dio, i norvegesi sono soliti bruciare rami di vischio in prossimità del solstizio d’estate, con lo scopo di allontanare la sventura e invocare la prosperità ed il benessere.
Il vischio un ottimo portafortuna
Probabilmente anche il significato oggi attribuito alla pianta deriva da queste antichissime credenze popolari; siamo soliti, infatti, donare o tenere in casa rami di vischio tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno nella speranza di proteggere in tal modo noi stessi, le persone a noi care e la nostra casa dai guai e dalle disgrazie.
La valenza del vischio è dunque quella di portafortuna.
Nel periodo natalizio viene utilizzata per le decorazioni sulle porte, come simbolo di gioia, di fertilità, e di buonaugurio; è nota la tradizione di salutare l’arrivo del nuovo anno dandosi un bacio sotto uno dei suoi rami.
Se due innamorati si baciano sotto un ramoscello terranno lontani da loro problemi e difficoltà. Se nel periodo natalizio una ragazza che si trova sotto il vischio non viene baciata dal suo amato non si sposerà per l’intero anno a venire.
Un’altra tradizione natalizia legata al vischio, come diceva prima, è l’attività di baciarsi sotto il vischio.
Una leggenda molto nota ed anche molto attuata sopratutto tra le giovani e neo coppie. Scambiarsi un bacio passando sotto ad un ramo è sintomo di buon auspicio e nel periodo natalizio, che precede quello di dine di inizio anno, è una prassi che molti si regalano.
La favola del vischio
Una bella favola ci racconta come è nato il vischio.
“C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu’ nessun amico. Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: – Fratello, – gli gridarono – non vieni?
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli.
Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco. Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri.
– Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami. E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.
La poesia Il Vischio di Giovanni Pascoli
Il grande poeta italiano Giovanni Pascoli ha dedicato una poesia al vischi. Appartenente alla raccolta Primi poemetti è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista Vita Italiana il 16 marzo 1897.
Si tratta di un componimento in cui il poeta ricorda le meravigliose giornate d’infanzia trascorse nella natura. Come l’ape che succhia il nettare dai fiori cosi il poeta tenta di ferma l’illusione della vita. Qui parla del vischio e di come ricopre gli alberi e della sua caratteristica di succhiare vita all’albero.
Non li ricordi più, dunque, i mattini
meravigliosi? Nuvole a’ nostri occhi,
rosee di peschi, bianche di susini,
parvero: un’aria pendula di fiocchi,
o bianchi o rosa, o l’uno e l’altro: meli,
floridi peri, gracili albicocchi.
Tale quell’orto ci apparì tra i veli
del nostro pianto, e tenne in sé riflessa
per giorni un’improvvisa alba dei cieli.
Era, sai, la speranza e la promessa,
quella; ma l’ape da’ suoi bugni uscita
pasceva già l’illusïone; ond’essa
fa, come io faccio, il miele di sua vita.
Una nube, una pioggia… a poco a poco
tornò l’inverno; e noi sentimmo, chiusi
per lunghi giorni, brontolare il fuoco.
Sparvero i bianchi e rossi alberi, infusi
dentro il nebbione; e per il cielo smorto
era un assiduo sibilo di fusi;
e piovve e piovve. Il sole (onde mai sorto?)
brillò di nuovo al suon delle campane:
tutto era verde, verde era quell’orto.
Dove le branche pari a filigrane?
Tutti i petali a terra. E su l’aurora
noi calpestammo le memorie vane
ognuna con la sua lagrima ancora.
Ricordi? Io dissi: «O anima sorella,
vivono! E tu saprai che per la vita
si getta qualche cosa anche più bella
della vita: la sua lieve fiorita
d’ali. La pianta che a’ suoi rami vede
i mille pomi sizïenti, addita
per terra i fiori che all’oblìo già diede…
Non però questa (io m’interruppi), questa
che non ha frutti ai rami e fiori al piede».
Stava senza timore e senza festa,
e senza inverni e senza primavere,
quella; cui non avrebbe la tempesta
tolto che foglie, nate per cadere.
Albero ignoto! (io dissi: non ricordi?)
albero strano, che nel tuo fogliame
mostri due verdi e un gialleggiar discordi;
albero tristo, ch’hai diverse rame,
foglie diverse, ottuse queste, acute
quelle, e non so che rei glomi e che trame;
albero infermo della tua salute,
albero che non hai gemme fiorite,
albero che non vedi ali cadute;
albero morto, che non curi il mite
soffio che reca il polline, né il fischio
del nembo che flagella aspro la vite…
ah! sono in te le radiche del vischio!
Qual vento d’odio ti portò, qual forza
cieca o nemica t’inserì quel molle
piccolo seme nella dura scorza?
Tu non sapevi o non credevi: ei volle:
ti solcò tutto con sue verdi vene,
fimo si fece delle tue midolle!
E tu languivi; e la bellezza e il bene
t’uscìa di mente, né pulsar più fuori
gemme sentivi di tra il tuo lichene.
E crebbe e vinse; e tutti i tuoi colori,
tutte le tue soavità, col suco
de’ tuoi pomi e il profumo de’ tuoi fiori,
sono una perla pallida di muco.
Due anime in te sono, albero. Senti
più la lor pugna, quando mai t’affisi
nell’ozïoso mormorio dei venti?
Quella che aveva lagrime e sorrisi,
che ti ridea col labbro de’ bocciuoli,
che ti piangea dai palmiti recisi,
e che d’amore abbrividiva ai voli
d’api villose, già sé stessa ignora.
Tu vivi l’altra, e sempre più t’involi
da te, fuggendo immobilmente; ed ora
l’ombra straniera è già di te più forte,
più te. Sei tu, checché gemmasti allora,
ch’ora distilli il glutine di morte.
Il vischio farmaco naturale con effetti antitumorali e immunitari
Secondo quanto riportato su un un articolo dell’ARTOI, l’Associazione Ricerca terapie oncologiche integrate, i preparati a base di Vischio (Viscum album) sono stati usati nella pratica clinica in Europa per il trattamento dei tumori già dal 1926.
L’articolo si basa su uno studio effettuato su 40 pazienti.