“[…] Incoccando echi di assordanti silenzi…
mi raccolgo a scoccar frecce
che roventi l’apparente velo di maya sciolgono.[…]” .
Questi versi, tratti dalla mia poesia Respirando follie danzanti, danno voce ad alcune delle mie frecce intrise di emozioni, vecchie e nuove…passate, presenti e future. Spinta da una pulsione interna di libertà, scelgo di iniziare a con-tattare un arco. Che emozione la mia prima volta! Nemmeno da piccina avevo mai preso un arco o toccato una freccia…
Frecce intrise di emozioni? Eh si… la correlazione tra performance e emotività è significativa, poichè nello sport, ed in particolare nella disciplina del tiro con l’arco, corpo e psiche cooperano in sinergia per il raggiungimento dell’obiettivo, del proprio bersaglio. In questo processo decisionale è coinvolta l’intera persona, il suo corpo, la sua mente, il suo cuore. E la freccia andrà proprio lì, dove il mio corpo e la mia mente vogliono che vada. Gli imprevisti possono essere interni ed esterni.
A volte non sono imprevisti, ma ostacoli previsti che trascuriamo nel corso della quotidianità e poi…il tiro con l’arco li rivela. Rivela la nostra personalità, il nostro modo di esserci nel mondo! Possiamo andare incontro, proprio come nella nostra vita di ogni giorno, ad imprevisti esterni (es. pioggia, grado di umidità, vento, distrazioni esterne …) pertanto qui si rivela la plasticità, intesa come flessibilità psico-corporea di ognuno di noi.
Per questo ritengo che il tiro con l’arco sia utile alle persone particolarmente ansiose, per le persone con difficoltà di concentrazione, per le persone che hanno difficoltà decisionali o per le persone che hanno voglia di entrare in contatto con se stessi e il mondo. E così oggi sento come il tiro con l’arco sia terapeutico per il corpo e per la mente. E l’aspetto importante è la possibilità che ognuno di noi ha di poter scoccare la propria freccia nella vita…ognuno di noi, senza alcuna differenza di genere, età, fisicità…
È uno sport per tutti! L’arco è personalizzato, poichè scelto e creato in base alla persona, alle sue caratteristiche e bisogni (es. per altezza, per persone diversamente abili, per ipovedenti, per grandi e piccini…). Personalmente sento che, per scoccare la propria freccia, sia necessario guardarsi dentro, ancor prima di guardar fuori il bersaglio. Questo è possibile contattando la propria postura, consapevolizzandola e sentendola. Iniziando a contattare il proprio bersaglio interno…che ognuno di noi possiede, ma di cui a volte non siamo pienamente consapevoli.
E’fondamentale per l’arciere praticare tecniche psico-corporee di regolazione e di gestione delle proprie emozioni per raggiungere sempre meglio il bersaglio attraverso una, sempre maggiore, fluidità e consapevolezza muscolare, posturale ed emotiva. Il tutto è possibile attraverso una corretta respirazione, la quale, se effettuata in modo appropriato, non è solo rilassante, ma aiuta l’arciere a migliorare il suo benessere psico-fisico e quindi ad incrementare la quantità di ossigeno nel sangue, nonchè l’energia muscolare, favorendo lo smaltimento delle tossine.
In tal senso viene incontro una tecnica che utilizzo da anni nella mia pratica professionale (sia in ambito individuale che gruppale): il Training Autogeno (per saperne di più: http://www.psicologataranto.it/training-autogeno-2/ ). Per scoccare la tua freccia è possibile rivolgersi alla Dragon Archery San Giorgio (su Facebook), Istruttore Federale Fitarco Sig.Mario Lauria (Tel.: 328 65 631 68) oppure direttamente a me, Maria Bruno, arciere psicologo-psicoterapeuta (Tel.: 329 40 311 68; www.psicologataranto.it).
“[…]la lotta consiste nel fatto che il tiratore mira a se stesso – eppure non a se stesso –
e ciò facendo forse coglie se stesso – e anche qui non se stesso –
e così è insieme miratore e bersaglio,
colui che colpisce e colui che è colpito”
(Eugen Herrigel, Lo zen e il tiro con l’arco)