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La redazione del Ministero della Salute,nel 2010, ha stimato che il 20% della popolazione italiana avrebbe sperimentato attacchi di panico sporadici nel corso della vita, mentre una percentuale tra l’1% e il 5% avrebbe sviluppato il vero e proprio “disturbo di panico”. Il seminario, organizzato dalla psicologa Maria Bruno in occasione di Ottobre Mese del Benessere Psicologico in Puglia in collaborazione con l’Istituto di psicoterapia PsicoUmanitas, ha fondato le sue radici sul disturbo di panico inteso come disturbo primario, non correlato a altri disturbi medici (aritmie, disfunzioni della tiroide, assunzione di farmaci, abuso di sostanze stupefacenti ecc.).

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Pan, divinità greca, protettore dei boschi, delle foreste, dei cacciatori e dei pastori si divertiva spaventando i passanti e si narra che egli stesso fu terrorizzato dalle sue stesse urla. Alla sua nascita Pan venne abbandonato dalla madre a causa del suo aspetto mostruoso: corpo caprino ricoperto di peli, sul capo due corna e dalla bocca denti aguzzi ingialliti. Metà uomo, metà bestia. Pan incarna molto bene la complessità della natura umana, nella sue contraddizioni e nei suoi conflitti. Il bello e il brutto, il razionale e l’irrazionale, l’umano e l’animalesco!

Non a caso ‘Pan’ significa ‘tutto’…ed è proprio ‘tutta’ la persona ad essere coinvolta durante un attacco di panico…la sua mente, il suo corpo, la sua anima. L’attacco di panico è un periodo preciso nel tempo in cui si sente una paura intensa, terrore…angoscia! Come un fulmine a ciel sereno il panico fa violenza nella vita, nel corpo, nella mente della persona, la quale sente che sta accadendo qualcosa di inspiegabile, di non controllabile! Tachicardia, palpitazioni, respiro affannato, senso di soffocamento, capogiri, vampate di calore, sensazione di morire…questi sono solo alcuni sintomi dell’attacco di panico.

Ritengo che ogni attacco di panico sia unico e caratteristico della persona. Non esistono attacchi di panico identici perché l’unicità della persona, della sua storia, del suo vissuto, delle sue emozioni, del suo corpo…rendono unico quel momento di comunicazione estrema urlato dal corpo! Pan bussa violentemente alla porta del nostro corpo, spalancandola ed entrandovi con veemenza per comunicare: “C’E’ QUALCOSA CHE NON STA ANDANDO!”……ma spesso si è sordi nell’ascoltare i messaggi che il corpo invia. Eppure non c’è linguaggio più chiaro di quello del nostro corpo, se lo si sa ascoltare!

La partecipazione è stata florida e propositiva e questo conferma quanto la problematica sia oggi frequente e trasversale data l’eterogeneità degli ospiti in sala, donne, uomini, adolescenti, giovani e adulti. Il panico non ha età e soprattutto non ha sesso, sebbene le statistiche indichino che Dio Pan vesta di rosa! L’incontro ha portato alla luce diverse motivazioni per cui la donna potrebbe essere più esposta agli attacchi di panico e sicuramente. E’ da valutare lo stress psico-fisico a cui la donna è sottoposta quotidianamente, basti pensare ai diversi ruoli che deve ricoprire (mamma, moglie, amica, lavoratrice ecc. ecc.)

Non solo! La donna è fisiologicamente e culturalmente predisposta ad esprimere maggiormente un suo disagio, al contrario di alcuni uomini che, per onorare il dogma “un vero uomo non deve piangere mai!”, tendono a esprimere e riconoscere meno i propri disagi intrapsichici ed emotivi. Durante l’incontro è emersa altresì la difficoltà di riconoscere gli attacchi di panico come ‘reale’ sofferenza della persona. Gli ospiti, facendo riferimento a se stessi o ai propri cari, hanno espresso di essersi imbattuti in circostanze in cui non è riconosciuta a pieno la crisi di panico, svalutandola, minimizzandola o liquidandola con qualche gocca di ansiolitico!

Ritengo che questo sia da non sottovalutare: gli operatori della medicina di base e d’urgenza non possono liquidare un disagio così manifesto e sofferente con una frase: ‘Non ha niente! È solo un po’ di ansia!’. Una crisi di panico non è assolutamente ‘un po’ di ansia’! Una crisi di panico è un messaggio esasperato che deve essere accolto e ascoltato, altrimenti si rischia di cronicizzarlo!

La prevenzione del Disturbo da Attacchi di Panico non è utopia! E’ possibile informare e sensibilizzare le persone a questa problematica che oggi si vive sempre più frequentemente per cause individuali, ambientali e macrosociali.

E’ opportuno quindi:
1. Riconoscere il proprio ( o altrui, nel caso di operatori della salute) disagio;
2. Esprimere il proprio disagio;
3. Richiedere aiuto a specialisti (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri).

Si può dire addio a dio Pan! Si può fare…avrebbe cantato Branduardi!

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