ILVA Taranto
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Quando si vuole esprimere l’idea di una famiglia alle prese con la crisi economica si dice che “non arriva alla fine del mese”; la stessa immagine la possiamo utilizzare parlando delle risorse naturali non rinnovabili e dire quindi che “La Terra non arriva a fine anno”.

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Oggi è l’ “overshoot day”, il giorno il genere umano ha finito di consumare tutte le risorse che la Terra produce in un anno e quindi da domani tutta l’aria, l’acqua e la terra fertile che useremo (o – peggio ancora – sprecheremo o inquineremo!) l’avremo tolta ai nostri figli e nipoti.

Il nostro “conto” è in rosso, ed è un rosso drammatico, perché queste risorse nessuno può prestarcele o anticiparcele, neppure in cambio di interessi di mora elevati, Possiamo, anzi dobbiamo, solo attendere che la Terra faccia il suo lavoro e le ripristini, sempre che ne abbia ancora le possibilità.

In pochi decenni stiamo consumando quello che la Terra ha impiegato migliaia o milioni di anni a produrre: petrolio e gas naturali, ghiacciai e falde acquifere, boschi e foreste sono sempre più minacciati dall’attività umana, presentano anno dopo anno disponibilità sempre più ridotte e capacità di reintegrare le scorse sempre più a rischio.

A fronte di miliardi di persone che non hanno accesso ad acqua potabile, terra coltivabile o combustibili, pochi milioni di persone consumano e sprecano ingenti quantità di risorse, mettendo a rischio l’intero pianeta.

In Italia consumiamo più di 4 volte le risorse disponibili sul nostro territorio e peggio di noi fanno il Giappone, (7 volte di più) e gli Emirati arabi (12 volte di più) mentre gli Stati Uniti d’America si consumano all’incirca a 2 volte le loro risorse disponibili.

Ad oggi, stando ai calcoli del Global Footprint Network – il centro di ricerca che studia l’andamento dell’impronta ecologica dell’umanità, ci sarebbe bisogno di 1,5 Terre per produrre le risorse rinnovabili necessarie all’umanità, ma le cose sono destinate a peggiorare ulteriormente, tanto che stime ottimistiche parlano della di consumi pari a quelli che ovrebbero produrre 3 Terre prima del 2050.

Occorre evidentemente trovare una soluzione e cercare un compromesso tra benessere sociale, sviluppo economico e tutela dell’ambiente, perché tra qualche anno potrebbe essere davvero troppo tardi.

 

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