Come è possibile a non pensare che si è dentro una vera guerra di religione ed etnica?
L’Iraq è stato sempre un territorio di fiamme etniche nonostante la convivenza di diversi modelli etnici. Ma dopo la questione relativa alla Striscia di Gaza, dove il terrorismo ebraico si è esteso notevolmente, dopo la questione inerente lo scontro economico ed etnico in Libia, dopo le esplosioni delle primavere infuocate sulla linea nord dell’Africa e dopo il conflitto, mai assopito e che mai avrà sosta, tra Occidente ed Oriente intorno al problema dell’estremismo islamico non si può disconoscere che intorno ad un problema politico si è innescato duramente un tragedia etnica e religiosa.
La cacciata o la fuga dei cristiani dall’Iraq significa molto, perché, insieme ai cristiani, si vive una dissolvenza di presenza di mondo arabo moderato.
Non basta minacciare bombardamenti come fa Obama. Non risolverebbe a monte la questione. E non soddisfa neppure la risposta del Vaticano.
Bagnasco, che sembra scendere dalle nuvole, parla di accoglienza degli esodati cristiani ed è come se l’accoglienza sarebbe un porre rimedio alla tragedia. Da parte del Vaticano manca una politica religiosa internazionale intorno al rapporto cristiani, musulmani, mondo arabo e islamico.
C’è una realtà territoriale che va affrontata non all’interno soltanto delle Chiese europee, mente in quella geografia si decapitano i punti di riferimento cristiani. Che senso ha aprire una discussione, nell’Europa occidentalizzata, dell’accoglienza cristiana?
Occorre una politica forte sulla visione tra mondo cristiano, e non soltanto cattolico – cristiano, e le altre presenze religiose ed etniche. Il Vaticano è l’espressione di uno Stato. Lo Stato Pontificio e deve ragionare in termini diplomatici, ma i cristiani non sono soltanto i cattolici di Sacro Romana Chiesa.
Ci troviamo di fronte a due paradossi.
Da una parte Obama che minaccia di bombardare e dall’altra il Vaticano che parla di accoglienza. Nessuna delle due strade risolverebbe la questione. Neppure il solo dialogare. Non bisogna, certamente, smettere di dialogare ma necessita una azione di difesa ma anche di “attacco”.
L’Occidente deve finirla con una apertura ad una islamizzazione a tutto tondo, permettendo l’accoglienza delle Moschee in capitali che sono il centro della cristianità. Il confronto è utile quando però il confronto diventa una politica in tutte le Nazioni a cominciare dal Medio Oriente.
Se siamo dentro un Occidente Romano Apostolico bisogna saper difendere quel mondo cristiano, nelle sue varie scuole di pensiero, che ha valenze sia storiche che antropologiche.
Il Medio Oriente ha la sua identità da tutelare.
L’Occidente, nel proprio assetto geo-politico, non riesce a difendersi e a tutelare le cristianità sia dal punto di vista religioso che etnico. Questo Occidente va anche interpretato nella debolezza del Vaticano e nella superbia inutile degli Stati Uniti d’America.
Come è possibile che il mondo cattolico non ragioni sul fatto che siamo alle premesse di una guerra religiosa? Ma ha capito cosa sta accadendo dalla Striscia di Gaza all’Iraq e da qui alla Libia?
Siamo in un tempo devastato e devastante e la spinta degli immigrati, in Italia, serve a sviare una tragedia molto più ampia.