Bruni Pierfranco
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Mio nonno ogni mattina leggeva i quotidiani. Raccoglieva la cronaca per raccontare la storia.
In un paese che ha tracciato la storia, attraverso le famiglie le case, i luoghi, gli spazi, sono i linguaggi che tracciano destini. I destini si dichiarano con gli incontri, le attese, i silenzi, la pazienza.
Mio padre mi ha insegnato che soltanto la pazienza ci solleverà dai dolori.
Ricordo il suo passo lento tra i riccioli dei peperoncini nelle strettoie delle aiuole del giardino.

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I nostri inverni, io ragazzo, era un ritrovarsi.
Le nostre feste con zio Adolfo e zia Teresa nella grande casa paterna che aveva, ed ha, l’affaccio sulla piazza in uno sguardo oltre un vicolo.
Con zio Gino e zia Adalgisa avevamo un appuntamento fisso due giorni prima delle feste. Puntuali nei nostri affetti.

Zio Pietro e zia Gabriella li ricordo come se fossero una costante attesa.
Mentre zio Mariano e zia Maria restavano sempre il riferimento. Erano il cerchio in un gioco ad incastro tra la pazienza dei fratelli che vivevono il paese, l’energia di zio Pietro e Cosenza, la nostra capitale e il nostro fedele incontro.

Come passano gli anni. E gli anni che passano lasciano sempre orme. Come quelle orme nel Vallone di Rovito, dove vennero fucilati i fratelli Bandiera il 25 luglio del 1844.

Un pomeriggio di primavera fredda zio Mariano mi portò a spasso per Corso Mazzini… con il suo cappotto e il suo cappello, immancabile nei giorni di freddo anche se con tratteggi di sole.
Mi parlò di Cosenza e mi raccontò che Giacomo Casanova, giunto in Calabria intorno al 1743 prima di ripartire, ebbe a dire: “Cosenza è una città dove una persona dabbene può divertirsi: ci sono uomini ricchi, nobili titolati, belle donne e persone non prive di cultura”.

Ma Cosenza è anche la città di Bernardino Telesio, il filosofo nato nel 1509 e morto nel 1588, il cui trattato Della natura secondo i propri principi venne, nel 1596, addirittura messo all’Indice tra i libri proibiti.
Mi parlò di tutto questo nella tradizione classica dei docenti di liceo che conoscevano la storia e la filosofia, pur insegnando matematica. E la storia e la filosofia la conosceva nei particolari.

Sono rimasto sempre affascinato dal suo studio nella sua casa di Viale del Re, tanto che la mia libreria e il mio tavolo di lavoro somigliano molto a quei suoi mobili, anche se io sono attraversato da un quotidiano disordine.

Si viveva in quella dignità che era rispetto. Ma il rispetto, nella famiglia Bruni – Gaudinieri, era il principio portante di un processo educativo che è stato il segno tangibile di una antica nobiltà.

Ma gli anni sono passati e se gli anni sono passati non è mai andato smarrito il senso della famiglia e quella devozione dei figli verso i propri padre e le proprie madri. La devozione e il rispetto!

Mio nonno ogni mattina leggeva i quotidiani e la cronaca diventava storia. Commentava zio Gino. Restava in silenzio zio Adolfo. Zio Mariano intrecciava opinioni. Zio Pietro non lasciava fuggire le ironie e mio padre si interrogava sulla Monarchia.

Il tempo passa. È passato il tempo.
Ed io, tu noi tutti noi che abbiamo eredità di sangue e di pensiero restiamo ad ascoltare cercando di ricucire ricordi e memorie.
Bisogna sempre mettersi nella cerca dei ricordi senza mai scivolare nelle nostalgie… M la famiglia Bruni – Gaudinieri ha tradizioni che hanno segnato le storie di generazioni…

Mio nonno leggeva il quotidiano e la nonna aspettava i gabbiani tra le nuvole di Spezzano… In un volo di vento…

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