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Per il settore dell’olio di oliva, la campagna 2016/2017 si archivia come la peggiore degli ultimi decenni.

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Secondo la stima ISMEA su dati Agea, infatti, la produzione si è attestata a 182 mila tonnellate, con un calo del 62% rispetto all’annata precedente. Un dato ben peggiore delle già basse stime realizzate in corso di campagna.

È anche superato in negativo il 2014 che, con un volume produttivo pari a 222 mila tonnellate, era stato considerato “annus horribilis” dell’olivicoltura italiana.

La scarsa produzione ha condizionato notevolmente sia il mercato interno, con prezzi all’origine dell’extravergine che, in alcuni periodi, hanno superato i 6 euro/kg, come media nazionale, sia gli scambi con l’estero, che nei primi quattro mesi del 2017 hanno registrato una flessione del 19% dei volumi esportati e un contemporaneo incremento del 20% degli acquisti, soprattutto di olio di provenienza spagnola.

A peggiorare le previsioni effettuate nell’autunno 2016 hanno contribuito le pessime condizioni meteo dello scorso dicembre che hanno creato ulteriori difficoltà nelle regioni del Sud e del Centro dove l’olivicoltura, già peraltro particolarmente colpita dalle vicissitudini estivo-autunnali, ha subito un altro duro colpo.

La sofferenza del settore si evidenzia anche dal numero di frantoi operativi in questa stagione: 3.961, contro i 4.950 dell’anno prima.

La flessione produttiva non si è registrata solo a livello italiano ma anche mondiale. La Spagna ha prodotto il 9% in meno, attestandosi a 1,3 milioni di tonnellate. In flessione anche Grecia e Tunisia. Nel complesso sono stati sfiorati i 2,5 milioni di tonnellate contro i tre della campagna precedente.

La situazione in Puglia

Nella nostra regione il dato si attesta sul -57,1%. Quindi molto vicino alla media nazionale. Più della metà in meno della raccolta rispetto all’anno prima. Da 242mila tonnellate siamo scesi a 104mila circa. Un crollo impietoso.

Qui la situazione è in evoluzione e non omogenea tra Nord e Sud della regione. Nel Foggiano c’è un po’ di preoccupazione per gli impianti non irrigui (Gargano, Subappennino ma anche nel Tavoliere) dove chiaramente le piante stanno subendo lo stress a causa di un caldo particolarmente aggressivo. Va relativamente meglio per gli impianti dotati d’irrigazione, anche se i consorzi di bonifica stanno razionalizzando la fornitura di acqua. Quest’anno la produzione, sia quantitativamente che qualitativamente, sarà fortemente influenzata dal clima arido.

Anche nel Nord Barese, dopo una bellissima fioritura, sono ora le alte temperature e la siccità a creare preoccupazioni. Le attese produttive sono, comunque, già inferiori a quelle di una piena carica. In alcune aree, inoltre, come nei comuni pre-murgiani, lo sviluppo vegetativo era stato un po’ compromesso sin dall’inizio a causa delle nevicate invernali, seguite dalle gelate.

Nel Salento, a una fioritura spettacolare ha fatto seguito una buona allegagione. Ora la siccità sta provocando una leggera cascola di olivette ma la produzione si prospetta comunque molto più abbondante dello scorso anno. Resta alta, però, l’attenzione e la preoccupazione relativamente alla xylella. Peraltro, la particolare rigidità dell’inverno scorso potrebbe aver aggravato lo stato di salute delle piante già colpite.

La siccità è la vera protagonista, in negativo, dell’olivicoltura del Centro Italia, che già era stata colpita dalle gelate primaverili.

La campagna di raccolta 2017/18 si prospetta più abbondante di quella precedente ma risentirà certamente degli effetti di un inverno particolarmente rigido, seguito da gelate primaverili e siccità estiva.

 

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