In questo racconto breve, l’Autore, prendendo spunto da alcune pagine di un suo diario adolescenziale, scrive di quando Nino, appena sedicenne, comincia a sentire i primi brividi d’amore.
In “Eppur mi son scordato di te” (ISBN: 978-88-6884-134-8, Pagine: 62, casa editrice Kimerik) Nino Nastasi, siciliano di nascita e tarantino d’adozione, smentisce il titolo del libro e rivive una emozionante “iniziazione sentimentale”, semplice e banale all’apparenza, ma evidentemente fondamentale, se a distanza di decenni trova ancora spazio nella memoria dell’Autore e delle pagine stampate. Una vicenda in cui in tanti si ritroveranno, vissuta in anni in cui la sede del Partito o l’oratorio erano i luoghi di incontro e di formazione, in cui le feste in casa erano l’occasione per sperare in baci malandrini e balli lenti cullati da un impianto stereo capace di suonare dieci dischi di fila (incredibile per la generazione degli MP3), in cui si trascorrevano ore a lottare contro le famigerate “clic clac” o l’altrettanto subdolo “Going”. Anni neppure troppo lontani, eppure quasi preistoria per gli adolescenti di oggi, che sono però il palcoscenico per una vicenda umana che si ripete e si ripeterà sempre, pur cambiando i personaggi. Lui, Lei, l’Altro, un amore fulminante e travolgente, una passione forse corrisposta e forse no, un “segreto” familiare che pesa sulle spalle di una ragazza meno “continentale” di quanto sembri a prima vista.
Nella sua brevità, il racconto di Nino Nastasi ha il pregio di evocare, come in un flash-back, non solo la famosa canzone di Lucio Battisti e della Formula 3 ma uno scampolo di vita che in tanti avranno forse vissuto, narrando una confessione emotiva che non cerca artifici letterari o furbizie retoriche per ammaliare il lettore. Lo scritto è scarno ed essenziale, sincero ed a tratti (apparentemente) ingenuo come può essere il racconto fatto ad un amico; nessuna presunzione da latin-lover consumato o da”uomo che non deve chiedere mai”, piuttosto il rimpianto per ciò che poteva essere e – forse – non è stato, sfuggendo alla tentazione dello “happy ending” come all’artificio di intessere un drammone da telenovelas.
Ciascuno, alla fine del racconto, potrà chiedersi quale sarà stato lo sviluppo della vicenda, cosa ne sia stato dei protagonisti dopo gli intensi giorni narrati, perché ciò che sembrava scritto nelle pagine del Destino non si è realizzato. “Eppur mi son scordato di te”, arrivato al termine, lascia socchiusa la porta della nostalgia e delle emozioni, e lascia al lettore la possibilità di scavare nella propria memoria per ritrovare – e magari rivivere – situazioni che hanno non di rado segnato la nostra Storia.