«70 anni fa, con l’aiuto degli Alleati, molti Italiani sacrificarono la loro vita per riprendersi (e lasciarci in eredità) quanto di più importante possa esistere: la libertà.» Lo scrive in una nota la “Associazione Sharpen” di Roccaforzata.
«Oggi – prosegue la nota, a distanza di decenni, possiamo dirci davvero liberi? La schiavitù, la sottomissione, non nasce solo da una soggezione politico-militare. Siamo schiavi ogni volta che rinunciamo ad accrescere le nostre conoscenze, a crearci un’opinione intima e personale su quanto accade intorno a noi. Non c’è libertà quando si trascura la cultura e l’informazione, unici strumenti che possono permetterci di comprendere ciò che è giusto, per ripudiare visioni della società che “altri” vogliono farci credere corrette. Siamo sottomessi, ogni volta che accettiamo di vivere in un territorio in cui si muore a causa dell’inquinamento, senza avere una minima reazione per cercare di migliorare le condizioni dei luoghi in cui viviamo. Affermiamo di vivere in un mondo libero, sì, ma oppressi dalla nostra stessa indifferenza verso il progresso sociale prima ancora che economico.
E allora, se vogliamo rendere giustizia a chi sacrificò la vita per la Patria (e non per lo Stato), “combattiamo” affinché tutti possano ricevere una formazione adeguata, tutti siano informati sui problemi che riguardano i nostri territori, e AGIAMO insieme per raggiungere gli obiettivi comuni. Facciamo in modo che “LiberAzione” sia sinonimo di “Azione Libera” perchè svincolata da ideologie e finalizzata al solo raggiungimento del bene comune.
La strada è lunga – conclude la “Associazione Sharpen” di Roccaforzata, ma con la collaborazione di tutte le forze sociali, senza chiedere aiuto a chi aiuto non vuole o non può darne, potremo davvero raggiungere la Libertà.»