Lavoro di squadra, rapidità di intervento e una sala che gestisce le emergenze a livello regionale. La Puglia è al primo posto in Italia per efficienza del suo sistema 118.
I dati Istat 2012-2016 non lasciano spazio a dubbi. Nelle prime dieci posizioni in Italia fra i sistemi 118 che hanno meno morti per sindromi coronariche acute ci sono cinque province pugliesi. Dopo il 118 di Sassari, al secondo e al terzo posto ci sono i 118 di Taranto e Bari. Il quarto posto è di Prato. Al quinto c’è Barletta- Andria-Trani. Seguono Latina, Palermo e Nuoro. Chiudono i primi dieci posti Foggia e Lecce. Ultima fra le pugliesi è Brindisi al 32esimo posto su un totale di 107 città e province analizzate. I punti di forza dei 118 pugliesi sono l’estrema velocità nell’intervento (16 minuti e 8 secondi di media di attesa per l’arrivo di un’ambulanza in un’area urbana o extraurbana, tra i primi in Italia) e la presenza in gran parte delle ambulanze di medici oltre che di infermieri. Per Mario Balzanelli che, oltre a essere presidente del Sis (Società italiana sistemi 118) è anche alla guida del 118 provinciale di Taranto, il risultato ottenuto è un indicatore importante: “Si tratta di un successo clamoroso – dice il medico tarantino – l’infarto miocardico acuto è la prima causa di morte al mondo. Questi dati dimostrano che in rapporto alla popolazione i morti da infarto da noi sono meno che nel resto d’Italia”. Per Balzanelli il punto di forza è rappresentato dalle centrali operative provinciali “che garantiscono il controllo capillare del territorio”. Ma anche dal fatto che l’80 per cento dei codici rossi pugliesi è gestito in prima battuta da un mezzo con medico a bordo.
Ma come funzionano i sistemi 118 pugliesi?
Lo spiega bene Gaetano Dipietro a capo del 118 Bari e Bat e referente regionale per le maxiemergenze. “Una prima differenza importante rispetto alle altre regioni è che qui abbiamo un servizio di telecardiologia regionale con base nel Policlinico di Bari”. Tutte le ambulanze – spiega il medico -sono state dotate della possibilità di effettuare elettrocardiogrammi. Esami che in tempo reale vengono trasmessi alla centrale regionale di telecardiologia. Qui i cardiologi presenti 24 ore su 24 refertano gli elettrocardiogrammi in arrivo. Nel caso in cui si rilevi un infarto, la centrale del 118 provinciale che ha preso in carico l’emergenza individua il reparto di emodinamica più vicino e più disponibile in cui trasferire il paziente. “In questo modo – spiega Di Pietro – si riesce a saltare il pronto soccorso, per cui i tempi di rivascolarizzazione delle coronarie occluse rispettano quelli previsti dalla cosiddetta “golden hour”, la prima ora dopo il trauma in cui è possibile salvare la vita di un paziente”. Fra i pilastri del sistema pugliese c’è il servizio regionale di telecardiologia che è passato dalle lOOmila prestazioni all’anno del 2015 alle quasi 200mila attuali. Solo negli ultimi tre anni e mezzo il servizio ha effettuato 600mila prestazioni (di queste il 4 per cento sono infarti, il 18 per cento sono aritmie e le prestazioni restanti hanno esito negativo).
Ma Ottavio Di Cillo, direttore della telecardiologia regionale, avverte: “I dati dell’I-stat si fermano al 2016 e posso confermare che in Lombardia ora hanno tempi di 10 minuti medi di attesa per le ambulanze. Per ora prendiamoci questa medaglia e complimentiamoci con di chi lavora con noi”. Va detto che non mancano punti deboli e problemi organizzativi nel sistema dell’emergenza-urgenza pugliese costituito, oltre che dalle ambulanze del 118, anche dai mezzi dalle associazioni di volontariato che si reggono sui rimborsi regionali Rimila euro al mese per gestire una postazione), ma che in alcuni casi utilizzano volontari pagati in nero. Da tempo la Regione ha in mente una riforma del sistema, con la nascita dell’A-reu, l’agenzia regionale per l’emer-genza-urgenza, che dovrebbe stabilizzare tutti i dipendenti.