Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha scritto una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, sulla questione Ilva di Taranto e su un comportamento adottato dall’azienda in un giudizio amministrativo del 2009.
“Ho appena appreso una circostanza che mi pare gravissima e che mi preme sottoporTi per le Tue prudenti valutazioni. La Regione e l’Arpa Puglia sono impegnare, come puoi immaginare, in numerosi giudizi promossi da ILVA spa in relazione alle attività di risanamento ambientale che le istituzioni locali da anni -con esiti alterni- tentano di imporre all’azienda in una prospettiva di superamento dei rilevanti impatti ambientali e sanitari dello stabilimento tarantino.
Va detto, per inciso, che la conflittualità dell’azienda non è venuta meno con l’insediamento della struttura commissariale designata dal Governo, ed anzi si sono recentemente aperti nuovi fronti di contenzioso (in relazione, in particolare, al delicato tema del comparto rifiuti dello stabilimento) che vedono l’ILVA -nella persona del Commissario Bondi- ricorrere avverso i doverosi provvedimenti assunti dal Comune di Statte in relazione ai siti di smaltimento inclusi nel perimetro aziendale; la Regione ha ovviamente assunto la determinazione di intervenire nel processo al fianco dell’Ente locale ed ha già investito di tale azione le proprie strutture legali. Ma ciò che mi preme riferirTi è che in un giudizio amministrativo risalente al 2009, di prossima conclusione, ILVA ha prodotto difese che contengono affermazioni gravemente diffamatorie, se non calunniose, nei confronti di Regione ed Arpa, travalicando i limiti della normale dialettica processuale. In termini assolutamente inequivoci, l’azienda, a mezzo dell’avv. Perli, afferma che gli adempimenti tecnico scientifici prescritti da Arpa e Regione nel quadro di un procedimento di liberalizzazione di aree contaminate, sarebbero stati disposti non già in un’ottica di protezione ambientale e sanitaria, bensì in base ad un fine sviato, cioè quello di “alimentare ingiustificatamente il business ambientale” per assicurare ad ARPA un introito legato all’esecuzione di attività analitiche.
Ora, ciò che suscita perplessità nel comportamento -anche processuale- dell’Azienda commissariata è non solo e non tanto la decisione di tenere fermi sia il team difensivo di fiducia della famiglia Riva (peraltro imputato di gravissime condotte antigiuridiche nell’ambito del processo pendente dinanzi al GIP di Taranto) che la linea processuale stabilita dalla proprietà aziendale, ma la decisione del Commissario governativo di accentuare i toni conflittuali e polemici tra azienda e Istituzioni locali, dimenticando forse quale siano lo scopo e la fonte di legittimazione della gestione commissariale. Ti prego pertanto di voler assumere ogni iniziativa in Tuo potere per ricondurre l’attività del Commissario ad una linea di interlocuzione e rispetto verso le Istituzioni pubbliche regionali, ferma restando la determinazione dell’Ente da me rappresentato di attivare ogni possibile rimedio a propria tutela”.